Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Roma', Gustavo Strafforello

   

Pagina (7/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (7/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Il fiiuio
   3
   esterno del quale si sgretolò 111 molte vette più o meno .staccate, parecchie delle quali erano coronate anticamente (la città o fortezze conio Tnsi ninni, l'orbio, ecc.; mentre ad mi livello pnì basso osso presentii propaggini staccate che offrono arce vantaggiose per città e che furono coiiseguentcmento occupate da quelle di Velitrae, Laniivunii, A lba Longa, A ri eia. ecc.
   11 gruppo dei monti Albani è intieramente isolato ognintorno: a sud un tratto di pianili a, largo a un dipresso conio quello che lo separa dilPA perniino di Preneste, lo divide dalla subordinata ma sempre alta massa dei monti Le/mi o dei Volaci.
   Codesto gruppo, che forma una massa esterna ed avanzata degli Apennini, separata dalla catena degli lùniei, dall'ampia valle del Trero o Sacco, erge si in massa ardita e. imponente dal livello delle paludi Pontine che fiancheggia e. limita in tutta la loro estensione l'indiò giunge al mare a Terracina e da questa città alla foce del Garigliano col nome di monti Ausonii, manda al mare una segnenza di promontorii i quali costituiscano una grande barriera naturale fra lo pianin o del Lazio o quelle della Campania.
   Lo cime più alte dei monti Le pini, le quali coiupougonsi, coinè l'A pennino più centrale, intieramente di calcare, raggiungono un'altezza di (piasi IfiOO metri dal livello del mare: l'intiera massa riempie quasi tutto lo spazio fra la valle del Sacco e le pallidi l'olitine con ima larghezza da 19 a 125 chilometri e una lunghezza di quasi 65 dal monta Fortino (Artena) alla sua estremità settentrionale, sino al mare a Terracina: ma l'intiera distanza dal monte Fortino all'estremità della catena presso la foce del Garigliano arriva quasi a 100 chilometri.
   La maggior parte di questo aspro tratto montagnoso apparteneva, da tempo antichissimo, ai Volsci, ma i Latini vi possedevano, come abbiain visto, parecchie città fra cui Sigilla, Cora, N'orba, Setia, Priveriium, ecc., edificate sui punti salienti o i declivii della catena principale.
   I monti Albani sono, come già abbiam detto, indubbiamente una gran massa vulcanica la quale è stata, in un periodo remoto, il centro di grandi incendi! vulcanici.
   Oltre il cratere centrale o principale di questo gruppo, sonvi parecchi crateri minori o cavità craterifonni ad un livello assai più basso che erano probabilissimamente, in diversi periodi, dei centri di eruzione. Alcuni di essi furon colmati dalle acque formando ì pittoreschi laghi di Nemi e di Albano, mentre altri furori vuotati in periodi più o meno remoti. Tale è il caso della valliti Aricina, la quale pare fosse un tempo un lago (come vedremo sotto Arida), del pari che con l'ora asciutto bacino di Connt-fclle sotto Tuseuluin, creduto a buon diritto l'antico lago Regillo, e con l'alquanto più ragguardevole lago di Castiglione, vicino all'antico Gabii, or prosciugato in parte.
   Oltre codesti focolari distinti d'azione vulcanica rimangono in parecchie parti della Campagna di Roma dei luoghi da cui sprigionansi sempre vapori vulcanici od altri in quantità ragguardevoli sì da costituire depositi di solfo scavati per fini economici. Tali sono il lago della Solfatara presso Tivoli (le aquae Albulue dei Romani), la Solfatara sulla strada per Ardea che credesi il sito dell'antico oracolo di Fauno e l'altra piccola solfatara presso al punto di intersecazione della moderna via di Albano con l'Appia antica. Notevoli poi, per la copia delle acque, sono le sorgenti sulfuree di Torre Caldana presso la marina ili Anzio. Numerose allusioni a queste esalazioni solfuro e e mefitiche rinvengonsi negli antichi scrittori od è ragionevole supporre che esse fossero ne' tempi remoti assai più numerose che nei presenti (fig. 1).
   Ma le evidenze dell'azione vulcanica non sono ristrette a codesti fenomeni locali ; l'intiera pianura della Campagna stessa, del pari clic porzione dell'attigua Etruria meridionale, è un deposito di origine vulcanica composto di tufo — un aggregato di materie vulcaniche, sabbia, pietruzze, scorie o ceneri m un con pietra pomice, variante in consistenza da una sabbia quasi incoerente sino ad una pietra sufficientemente compatta e dura da essere adoperata per tini edificatorii. Alle varietà più dure e consistenti