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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Ancona
   il
   Fiij. L — Ancona: Veduta del Porto (da fotografìa).
   Liberato Clemente Vìi dalla prigionia in cui tenevanlo i ribelli Romani, dovette far fronte alle spese enormi per rimunerare Italiani, Francesi, Spagnuoli e Tedeschi che avevanlo aiutato, con imposizioni di gabelle alle città dello Stato pontificio e fu quindi costretto ad aumentare l'annuo tributo prestato dalla città di Ancona. Questa, esausta per varie cagioni, in ispecie pel pagamento di taglie al duca di Urbino e per apparecchi guerreschi contro i Turchi che minacciavano di continuo, si ricusò. Laonde, sdegnato il papa, vendè la città al cardinale Pietro Accolti, fiorentino, per 19,000 o 20,000 scudi d'oro all'anno, promettendogliene la consegna. Affidò tale negozio al vescovo di Ravenna, Bernardino della Barba, a Giulio de' Medici ed al governatore della Marca. Fu quindi a bella posta esagerato il timore dei Turchi, il pericolo della Chiesa, e poiché tale timore era pur troppo fondato, a spese del papa fu eretto 1111 fortilizio sull'Astagno, ove dai Malatesta era stato costruito il forte di Santa Caterina. Con grande sollecitudine fu da Antonio da San Gallo condotto un bastione sopra la chiesa di Santo Spirito, allargato poi nel 1534 per ordine dello stesso Clemente VII, atterrando case di cittadini e rovinando fabbriche, tra cui le chiese di Sant'Agostino e di San Girolamo. Gli Ascolani, capito l'inganno, ne avvertirono nascostamente gli Anconitani, i quali non prestaronvi fede. All'improvviso giunse monsignor Barbai a cavallo, alla testa di numerosa gente, presentandosi alla porta del Calamo, ora non