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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Pesaro iJOo
   che trovasi nelle sue vicinanze, attraverso il quale scorre il fiume. Dista 58 chilometri da Urbino e 76 da Pesaro. Conta varii edifizi, tra i quali la chiesa cattedrale dedicata a San Leone, già collegiata di San Bartolomeo.
   Nella chiesa di San Cristoforo venerasi una immagine della Vergine, che dicesi avesse versato lagrime nel marzo del 1489. Il Seminario fu fondato, nel 1591, dal vescovo Gio. Francesco Sorniani, il quale celebrò in Pennabilli tre sinodi diocesani, negli anni 1581, 15S6 e 1590.
   Il territorio, che stendesi quasi tutto in monte, è poco fertile e produce essenzialmente ottimi pascoli e legname. Nelle vicinanze dell'abitato trovatisi cave di marmo, gesso e tripoli, e miniere di zolfo, di lignite ed anche di ferro.
   Uomini illustri. — Mastini Francesco, cavaliere gerosolimitano, ambasciatore di Sigismondo Malatesta; Gio. Battista Mastini, architetto, che nel 1453, per lo stesso Sigismondo diresse la fortificazione di Sinigaglia; Nicolò Mastini, avvocato concistoriale, deputato alla riforma dei tribunali; Giacomo, celebre letterato e poeta, amico del Bembo; Bartolomeo Magia, maresciallo di Pandolfo e Galeotto Malatesta nel 1384; Roberto Magia, nunzio apostolico a Venezia; P. Leonardo Valentini, procuratore generale degli Agostiniani; Pier Domenico, segretario di Stato di Eleonora regina di Polonia; Alvisio Travagli, che gloriosamente combattè a Lepanto, al fianco del duca d'Urbino ; Antonio Maria Zucclii Travagli, erudito scrittore di cose feretrane, riformatore dello statuto della sua patria; Biagio Palmerini, precettore di Pico della Mirandola.
   Coli, elett. Urbino — Dioc. Pennabilli — P3 e T. locali, Str. ferr. a Ri mini.
   Carpegna (1477 ab.), — Cenni storici. La terra e la regione circostante, in cui elevasi il famoso monte, prese nome dalla antichissima ed illustre famiglia dei conti Carpegna, la quale vuoisi da taluno fosse discesa in Italia dalla Germania e qui si fosse fermata, al tempo dell'imperatore Ottone I. Ma dobbiamo invece ritenere che il luogo desse nome alla famiglia che vi pose stanza, trovandosi già in un diploma, attribuito all'antipapa Leone Vili, del 963, che il luogo era detto Montem Carpineum seu oìympicum e earphmm, dalle piante di carpini. 11 Castellano fa derivare i Carpegna dalla Germania e aggiunge che probabilmente furono i progenitori dei Feltreschi e. dei Malatesta. La Carpegna fu feudo imperiale e continuò ad esserlo dopo la riunione del ducato di Urbino alla Santa Sede, che possedè il feudo sino dall'VII! secolo, con mero e misto impero, risiedendovi un vice-conte o governatore.
   Nel 1814, dopo la cessazione, del Regno d'Italia, rivissero i suoi privilegi ed il governo con reggimento feudale di dominio assoluto; ma cessò poi colle posteriori transazioni, cioè sotto Pio VII, colla rinunzia definitiva dei feudi. Ultimo signore assoluto fu il conte Gaspare di Carpegna, che aveva la contea di Carpegna e il principato di Scavolino e di altre castella dipendenti, le cui giurisdizioni feudali rinunziò a Pio VII, circa il 1818.
   Da un diploma di Ottone I, dato in Viterbo ai 15 di agosto dell'anno 962 e ritenuto apocrifo da alcuni scrittori, rilevasi come ai conti di Carpegna venissero allora concessi varii castelli del Montefeltro e delle diocesi di Rimini, di San Marino, di Ve nicchio e di Monte Scudolo. Il diploma era a favore de\Yillustre conte Udalrico della generosa famiglia dei Carpimi, per servigi resi alla Chiesa Romana e al Sacro Romano Impero e per aver cacciati e fugati i Greci e i Saraceni dall'Italia. Il Marini (Saggio di ragioni della città di San Leo, ecc.) ritiene la famiglia natia del paese, ricca e reputata in quel contorno; resasi celebre nelle armi e perciò protetta e rimunerata dai sovrani, divenne proprietaria della regione in cui edificò rocche e castella. Fatta la divisione tra fratelli, ad uno toccò Carpegna, al secondo Pietrarubbia, al terzo Monte Copiolo, dai (piali feudi si intitolarono i tre rami della famiglia. Signore di Monte Copiolo fu Antonio, capostipite dei Montefeltro, siccome dicemmo parlando dei Feltreschi.
   180 — f.a g»M«-ipi» voi. III.