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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario dì Urbino
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   Scapolino (1063 ab.). — Cenni dorici. Questa terra fu uno dei luoglii più importanti della contea, che talvolta s'intitolò da essa, del pari che da Carpegna, e la sua storia a quella di Carpegna si collega, alla quale, insieme con molte altre terre del Montefeltro, fu concessa in feudo dall'imperatore Ottone i nel 962. All'estinzione della linea dei suoi conti, avvenuta nel 1749, Francesco I, granduca di Toscana, pretese che le contee di Carpegna e Scavolino fossero a lui devolute, quale feudo imperiale e fece occupare quei luoghi dalle sue milizie. Benedetto XIV, dopo molte questioni, ne ottenne lo sgombraniento; ma non per questo desistettero i granduci» dalle loro pretese, che successivamente accamparono e rinnovarono con note diplomatiche anche nel primo quarto di questo secolo.
   Nei colli che si appoggiano al versante nord-ovest del Carpegna, trovasi il paese di Scavolino a 744 metri di altezza, in cui vedesi ancora l'antico palazzo baronale, degno d'osservazione. Il palazzo fortificato, secondo l'uso dei tempi, è di forma bislunga ed aveva due baluardi quadrilateri, di fronte con loro ripiani, parapetti e artiglierie. In mezzo ai baluardi era l'ingresso con ponte levatoio. Altre due torri formano gli angoli posteriori del palazzo, servendo di difesa e di comodità ad un tempo. Componesi di due piani, ognuno dei quali ha comodi e vasti appartamenti.
   Il territorio di Scavolino è fertile di pascoli; meschino è il raccolto dei cereali, a cagione della situazione montuosa ed alpestre del territorio. Vi si alleva grande quantità di bestiame bovino e suino.
   Coli, elett. Urbino — Dioc. l'ennabilh — 1)2 e T. a Pennabilli, Str, ferr. a Rimini,
   Mandamento di SAN LEO (comprende 5 Comuni, popol. 10,959 abitanti).
   San Leo (4403 ab.). — Cenni storici. Il nome della città fu quello di Montefeltro, estesosi poi a tutta la regione, e vuoisi derivato dal tempio di Giove Feretrio che ivi sorgeva nei tempi romani. Fu detta anche Feltria, San Leone, Monte Feliciano, ecc. Pretesero alcuni che la città fosse originata da una colonia di Siculi, verso il 1155 avanti Péra volgare, e fu poscia municipio romano. Ma ciò è pretta favola. Nelle guerre tra Belisario ed i Greci trovasi già San Leo quale castello fortissimo e guarnito dì milizie del re Vitige. Venuto in potere dei Greci, fece parte della Pentapoli, ubbidendo all'esarca di Ravenna. Con la Pentapoli fu poi compreso nella donazione di Carlo Magno ai papi. Più tardi l'imperatore Berengario li, fuggendo dinanzi alle armi di Ottone I, quivi, come in luogo ìnunitissimo, si ritrasse insieme a Willa sua moglie. Assediatovi, fece lunga ed ostinata difesa; ma, stretto dalla fame, fu obbligato ad arrendersi e venne dal vincitore mandato prigione a Bainberga.
   Appartenne quindi ai dominii della famosa contessa Matilde e dopo la sua morte passò nella signoria dei conti di Montefeltro, poi duchi d'Urbino. Costoro n'ebbero sempre gelosissima custodia e tennerla muniti ss ima.
   Quando, nel 1502, il Valentino spogliò del suoi stati Guidobaldo I, anche San Leo, che dapprima era sfuggita alla usurpazione, venne in suo potere. Ma non andò guari che per trattato di uno del luogo, preposto alla guardia di certa muraglia, ritornò iu potere di Guidobaldo, e ciò fu principio che questi ricuperasse in breve tempo tutto il ducato. Avvicinandosi però le genti assoldate dal Valentino, Guidobaldo stimò prudente ritirarsi a Venezia, facendo prima abbattere tutte le rocche e le fortezze, eccettuate quelle di Majolo e di San Leo, che anzi fortificò maggiormente, mandandovi grosse artiglierie e ponendovi un nerbo di milizie venete. Cesare Borgia fece assediare San Leo e l'assedio fu lungo ; ma le sue armi a nulla valsero contro la costanza dei difensori e la fortezza naturale del sito, per cui gli fu mestieri abbandonare l'impresa.
   Venuto a morte Guidobaldo, San Leo passò con tutto il ducato in potere di Francesco Maria Della Rovere, suo successore. Leone X lo spogliò del ducato per investirne Lorenzo de' Medici suo nipote, alle cui milizie, se fu facile cosa impadronirsi