Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino', Gustavo Strafforello

   

Pagina (408/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (408/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ¦sii)
   Parie Terza — Italia Centrale
   delle altre città, non riusci però di espugnare San Leo se non dopo lungo tempo e per necessità della fame. E nondimeno, tre mesi dopo, fu preso furtivamente per invenzione d'un maestro di legname, il quale salito una notte, per una lunghissima scala, su di un difficile e scosceso dirupo, e fatta poi togliere la scala, dimorato in quel luogo tutta la notte, sul far dell'alba cominciò a salire con certi ferramenti, tanto che si condusse sino alla sommità del monte, donde scendendo per la medesima scala e con ferri facilitando alcuni dei passi più difficili, la notte seguente, potè tornarsene agli alloggiamenti, dove narrato l'accaduto, ritornò la notte designata per la medesima scala, seguito da centocinquanta fanti. E già trenta di loro, con un tamburino e con delle insegne, erano saliti, quando furono scoperti da alcune guardie vigilanti dall'alto. Dettero allora il segnale convenuto e cominciarono l'assalto. Quei di dentro spaventati per vedere nell'interno alcune insegne che correvano, si rinchiusero nella fortezza che era murata nel monte; dove, essendo prima saliti degli altri, aprirono la porta e cosi entrarono tutti, e quei della rocca si arrenderono il secondo giorno.
   Per tal modo anche San Leo venne in potere dei Medici, nel 151G. Morto Lorenzo, Leone X cede San Leo con tutto il Montefeltro ai Fiorentini, in pagamento del danaro che costoro avevano speso per lui nella guerra d'Urbino. Morto Leone X, San Leo, col ducato, tornò sotto il dominio dei Rovereschi, sino a che, estintasi la loro discendenza, passò alla Camera Apostolica.
   Sul cadere dello scorso secolo, nel 1797, le soldatesche repubblicane di Francia, pretendendo che questa città fosse compresa nella cessione fatta dal papa alla Repubblica, in forza del trattato di Tolentino, mossero ad occuparla con le armi. Ma il piccolo presidio resistè sino a che non ebbe l'ordine dal governo pontificio di sgombrare la piazza.
   *
   * *
   Siede San Leo su di un basso ma dirupato monte (039 in.) che si ricongiunge, per una serie di alture sempre più elevate, al gruppo dei monti dì Carpegna. La sua distanza da Urbino è di 50 chilometri e 73 quella da Pesaro. Considerevole è l'altezza iu cui la città è posta, cioè di 590 metri sul mare, essendo il punto culminante del monte occupato dal forte; è isolata da ogni intorno e la rompa di accesso per cui malagevole era la salita e che non consentiva l'ascendervi altro che a cavallo, è stata sostituita da lina comoda strada carrozzabile intagliata nel masso a metà dell'erta, sorretta da grosso muro a lieve pendenza sino al piano. Le balze e gli scoscendimenti che circondano la città, le tengono luogo di mura e rendono la sua posizione fortissima.
   Nella parte bassa trovasi il Duomo, antica sede del vescovato ferctrano, bel tempio a tre navate, con presbiterio assai elevato, cui acccdesi per due scale laterali. Sotto il presbiterio è la chiesa sotterranea. Fu fatto fabbricare dal vescovo Neri, nel 1173, come lo attesta l'iscrizione: Contimela full mirabilis ci artificiosa molcs E 'piscopa tua, fortissimae ciritalis S. Lconis Monlis Feretri. Vuoisi da taluno clic la chiesa fosse edificata con pietre e marmi dell'antico tempio di Giove Feretrio.
   Bellissimo è altresì il palazzo Comunale fattovi erigere dai Fiorentini, nel MI secolo, quando da papa Leone X ebbero la signorìa di San Leo. Sovrasta al ripiano, su cui posa la città, la vetta più elevata ov'è la rocca, alla quale si sale quasi carpone. Di fronte ha due bastioni tondi, con buona cortina risarcita da Clemente XI. La cortina e i baluardi chiudono un maschio, da cui si passa e si ascende, per ben difesa porta, ad un terzo baluardo. Sotto i baluardi sonvi le antiche prigioni, vere sepolture di vivi, quasi grotte incavate nel masso.
   La rocca fn sempre inespugnabile per forza d'armi, essendo naturalmente difesa da dirupi inaccessibili che le fanno insuperabile ostacolo. Allacciandosi alla cortina posteriore, la cui altezza quasi verticale, incute orrore, si scoprono tutti i monti del Montefeltro sino alle elevate cune del Sasso di Simone e del Carpegna.