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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 212

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Arezzo
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   Cenni storici. — È l'antica Oppidum Verona e, od Oppido di Verona, indicato da Paolo Warnefrido nella sua Storia dei Longobardi (lib. u, cap. 15). Doveva dipendere per l'ecclesiastico dal vescovo di Città di Castello e per la parte politica da Arezzo. Spiegasi quindi meglio la cagione per cui i Perugini, corno signori di Città di Castello, assalissero e malmenassero, nel 12G9, la terra di Pieve Santo Stefano poco ben difesa dagli Aretini, ai quali però venne fatto ben presto di cacciare i Castellani-Perugini, finché il loro vescovo battagliero Guido Tarlati se ne impadronì e cede la terra col territorio al fratello Pier Saccone col titolo di Viscontado di Verona.
   Gli abitanti però si diedero a Gualtieri duca d'Atene e dopo la costui famosa cacciata da Firenze riuscì agli Aretini di dichiararsi indipendenti dai Fiorentini ed ai Tarlati di rioccupare Pieve Santo Stefano finché, avendo la Repubblica di Firenze ricuperata, nel 1384, la città di Arozzo con tutto il contado, anche gli abitanti di Pieve le si sottomisero e tali si rimasero poi sempre.
   Coli, elett. Bibbiena — Dioc. Borgo San Sepolcro — P2 T.
   Badia Tedalda (2770 ab.), — Giace sul versante Adriatico a 750 metri d'altezza, sopra uno sprone dell'Alpe della Luna, fra il torrente Prosalo, che gli scorre sotto verso sud-est, fra la Marecchia che le passa dirimpetto a nord o le balze del Tevere, monte Leo, la montagna di Carpegna e il Sasso di Simone, presso le sorgenti del Met&uro e del Foglia, quasi nel centro della catena apenninica.
   Parrocchiale di San Michele con palazzo attiguo. Sopra una piccola altura veggonsi gli avanzi dell'antico castello e, sui bastioni che il circondavano, 1 antica badia dei Bene-dettini con tre altari in terracotta, di stupendo magistero, dei Della Robbia. Oltre i pascoli naturali, i castagneti, i cerreti, i faggeti e i lecceti, il territorio comprende campi nei quali, più che grano, si seminano avena, orzuola, segala e, nei bassi fondi, formentone e canapa. Il prodotto maggioro si ricava dai castagni, dai pascoli pel bestiame e dai lecceti pei maiali.
   Cenni storici. — Se ne ignora la vera origine, la quale pare risalga al tempo della caduta di Fiesole Fra le famiglie disperso in quell'occasione era quella dei Tedaldi, uno dei quali emigrò in Spagna, un secondo in Lombardia ed un terzo in Romagna. Quest'ultimo vi acquistò ampii possessi e vi costruì un castello fra la Marecchia e il Presale lasciandovi il proprio nome. 11 distretto di Badia Tedalda fu sottoposto successivamente a Neri, o Ranieri, figliuolo del prepotente Uguccione della Faggiuola, il quale vi dominò coll'appoggio dei Visconti di Milano, nemici della Repubblica fiorentina, verso il 1353, e a Saccone Tarlati e ai tìgli suoi che vi signoreggiarono sino al 1385, nel qual anno furono cacciati dai Fiorentini. In seguito Badia Tedalda fu data da Leone X in commenda al P. Leonardo Bonafede, spedalingo di Santa Maria Nuova, il quale prima di cederla, nel 1522, alla Badia Fiorentina volle lasciarvi memoria coi tre suddetti altari Della Robbia. La Badia passò poi ai monaci Benedettini,
   Coli, elett. Bibbiena — Dioc. Borgo San Sepolcro — P2 ivi, T. a Pieve Santo Stefano.
   Caprese (2324 ab.). — Il castello di Caprese, in vai di Tevere, capoluogo del Comune, s'innalza quasi a picco in mezzo alla breve ed irregolare pianura: i suoi fianchi a sud-est e ad ovest sono ripidi e scoscesi e terminano in pochi avanzi di mura castellane, grossissime e di straordinaria solidità, che restano ancora come prezioso ricordo dell'antica e ben difesa fortezza. Dalla parte che guarda a mezzogiorno si vede spiegarsi una strada rotabile, che, attraversando il Comune, si dirama presso il torrente Singerna, facendo poi capo con un ramo ad Anghiari e coll'altro a Pieve Santo Stefano. Questa strada, lunga e tortuosa, termina ad un ampio portone da cui s'entra nella piazzetta terrena del castello. Quivi trovasi la casa comunale, nella cui facciata si leggono le iscrizioni che vi sono incastonate, le quali ricordano il glorioso Michelangelo ; e si resta piacevolmente commossi pensando che sotto quel cielo puro, al rezzo