Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Massa e Carrara - Lucca - Pisa - Livorno', Gustavo Strafforello
Pagina (13/285) Pagina
Pagina (13/285)
La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Massa e Carrara - Lucca - Pisa - Livorno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 272
Provincia di Massa e Carrara
7
Questo disastro fu vendicato l'anno seguente; ma dopo parecchie campagne successive P. Cornelio e M. Bebio, consoli per 1 anno 180 av. C., ebbero ricorso all'espediente di rimuovere l'intiera nazione dalle sue sedi e di trasportarla, in numero di 40,000, comprese le donne e i fanciulli, nel cuor del Sannio. Ivi stabilironsi nella deserta pianura già detta Taurasia (donde il nome di Campi Tanriisini) e pare divenissero una prospera e florida Comunità. L'anno seguente altri 7000, ch'erano stati lasciati nelle loro primitive dimore, furono condotti dal console Fulvio a raggiungere i loro concittadini. Noi li troviamo, dopo lungo tempo, fra i popnli del Sauuio ili comunità separata sotto il nome di Liyitres Corneliani et Halbùmi fin sotto il regno di Trajano (Liv., Plin. e ÌÀber Colon.). Non vi ha autorità che attesti e provi l'esistenza di una città di nome Aptui, immaginata dal frate Annio da Viterbo die vi pose la sede dei Liguri Apuani e che avrebbe dato origine all'odierna Pontremoli.
La Luuigiaua. — ft un'espressione geografica di cui riesce difficile assegnare i veli confini: deriva da Imiti, città non si sa bene se etnisca o ligure, situata sulla sponda sinistra della Magra e poco lungi dalla sua foce. I)i Luni e di rortus Lumie (ora golfo della Spezia) già abbiamo trattato nel circondario di Spezia: tuttavia ne giova riferire qui il cenno seguente.
La prima menzione storica di Luui (distinta dal suo celebre golfo) è quella della sua presa pei Romani sotto Douiizio Calvino e della fondazione d'una colonia romana nel 177 av. C. (Liv., xu, 13). Nonostante però la fondazione di questa colonia non pare che Luni prosperasse gran fatto; Lucano la descrive come in piena decadenza nel periodo della guerra ch'ile (DeserUte woettia Lvnae, i, 586) e quantunque ricevesse una nuova colonia, sotto il secondo Triumvirato, la non era sempre, ai tempi di Strabene, che una piccola città e di poca importanza (Lib. Colon., p. 223; Stràb., y, p. 22S). Non se ne hanno notizie storiche sotto l'Impero; ma la sua esistenza continuata sino al secolo V è attestata da Plinio, da Tolomeo, dagli Itinerari, da Iìutilio, del pari che dalle iscrizioni rinvenute sul luogo. La rinomanza di Luni, oltreché dal suo vino e dai suoi grandi caci, derivava dalle sue cave di candido marmo — le odierne di Carrara — reputato uguale, se non superiore in qualità, ai marmi più fini della Grecia.
Su appunto quando le cave elleniche del pentelico e del palio cominciarono ad esaurirsi che i Romani, ossia gli artisti che lavoravano a lionia, verso la fino della Repubblica, si rivolsero alle cave lunensi già sfruttate dagli Ktrusclii: di questi il leggendario indovino Aronte, lunense, aveva dimora appunto nei monti delle cave.
Massa e Carrara furono già borgatelle della suddetta Luni, gran centro marittimo, spogliata dai Longobardi, ma già prima sfatto dalla lussuria, come Ieggesi neUY/iMe-rario Sirìaco del Petrarca ed è confermato da Fazio degli Ubertì: Lussuria senza legge matta e sconcia
Noi fummo a Luni, ove ciascun t'accusa Che sol per tua cagion veracemente Fu nella fine distrutta e confusa.
Dopo di essere state devastate dai marchesi Azzo ed Ugo, Massa e Carrai a passarono successivamente sotto il dominio dei Vescovi, dei Malaspina, dei Fregoso, dei duebi di Milano e dei Cybo. 3lassa Nuova, fabbricata dal generoso Alberico della famiglia dei Cybo, fu infatti chiamata Cybea per distinguerla da illassa Vecchia.
Come abbiam detto, in Lunigiana signoreggiarono i Malaspina, la cui famiglia, al paro del nome, ha una leggenda che rammenta la vendetta di Accinno contro il fiero re gallo Teodoberto. Aveva questi fatto trucidare crudelmente Ilduino Manuzio, principe ili Luni e padre di Accinno, per aver soccorso Milano assediata dal re gallo. Accinno, trovandosi solo un giorno con Teodoberto dormente, gli conficcò nell'orecchio una lunga ed acutissima spina che l'uccise, donde il nome di Malaspina.