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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Massa e Carrara - Lucca - Pisa - Livorno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 272
•Ì:H l'arte Terza — Italia Centrale
l Inghilterra 1120 giugno del 1790 Gioacchino Marat entrò in Livorno e costrinse i negozianti o a consegnare tutte le mercanzie inglesi, austriache, russo, napoletano e portoghesi che vi si trovavano od a sborsare 5 milioni ili lire per queste mercanzie delle potenze in guerra con la Francia i negozianti preferirono questa seconda condizione, comecché dura, alla prima e pagarono.
Mentre i Francesi di Livorno tendevano a strappar la Corsica agli Inglesi che vi erano invisi, questi presentavansi con una squadra davanti l'ortoferrajo nell'isola d'Elba per costringere, come infatti avvenne, la guarnigione granducale a ricevere im presidio inglese.
Il granduca Ferdinando III, vedendo l'occupazione istantanea ed ostile di due piazze forti, Livorno e l'ortoferrajo, per parte di due potenze in guerra fra di loro, se ne lagnò presso il Direttorio a Parigi e il re d'Inghilterra a Londra. I due governi ìuostraronsi convinti in faccia all'Europa delle giuste rimostranze del granduca e fu statuito di effettuare reciprocamente nel medesimo giorno lo sgombero dei F'rancesi da Livorno e quello degli Inglesi da Portoferrajo. Il 10 aprile del 17'J7 infatti, questi ultimi, dopo imbarcate artiglierie, munizioni e provviste, salparono da Portoferrajo nell'istesso tempo che i Francesi abbandonavano Livorno.
Ma al Direttorio in Parigi non mancarono pretesti per rioccuparlo, ed uno dei principali fu quello inesso innanzi nel novembre del 1798 di aver lasciato sbarcare le truppe napoletane a Livorno. A ciò si aggiunse l'accusa mossa al granduca di aderire colatamente alla lega delle potenze in guerra con la Francia, cotalchè il 25 inaggio 1799 il buon Ferdinando III fu costretto a lasciare il granducato, mentre le tiuppe francesi scendevano dalI'Apennino ad occupare la Toscana.
I Livornesi furono fra tutti i più oppressi ed angariati. Taceremo dei quindici mesi che tennero dietro ai cento giorni, vale a dire dall'insurrezione di Arezzo alla ritirata delle frappe austriache dalla Toscana, comecché, durante questa occupazione, Livorno fosse divenuto quasi l'unico emporio delle navi mercantili dei Confederati; di che nell'ottobre del 1800 una divisione francese, giunta quasi all'improvviso da Lucca a Livorno, potè porre le mani addosso ad una cinquantina di bastimenti mercantili esteri carichi di varie merci ed imporre sui magazzini livornesi una contribuzione di 300,000 lire e 90,000 sacca di grano per contributo di guerra.
In forza di un trattato di pace del febbraio 1801 il granducato di Toscana fu assegnato, col nome di regno, a Don Lodovico di Borbone, infante di Spagna, figliuolo del duca di Parma e genero del re Carlo IV di Spagna, il quale giunse nel giugno successivo nella sua nuova reggia di Firenze; sotto questo nuovo regno Livorno fu desolata dalla febbre gialla, portata da Malaga da un bastimento, la quale rapì il tre per cento della sua popolazione e danneggiò gravemente il suo commercio per la chiusura del porto dal 2 novembre al 19 gennaio 1805.
Aggregata l'Etruria all'Impero francese, Livorno fu capoluogo del tìiparlimenlo del Mediterraneo. Caduto l'impero napoleonico, dopo varie vicende di circa tre lustri dal 25 maggio 1799 al settembre del 1814, la Toscana fu restituita a Ferdinando III, il quale si affrettò a favorire il commercio 111 Livorno trasportandovi, il 13 ottobre 1814 il tribunale consolare, esentando, nel 1822, le merci giunte di soprammare dal diritto dcll'un per cento, innalzando alla bocca del porto la fabbrica in inarmo dell'uffizio sanitario e i nuovi aequidotti per portar acqua potabile in gran copia alla città e ai sobborghi, opera benefica compiuta dal tiglio e successore Leopoldo II.
Mentre da un lato andava crescendo di edifizi e di spazi la città di Livorno, Leopoldo II dava opera ai lavori suntuarii, sia per diminuire le spese quarantenarie nei lazzaretti, sia per sanar l'aria dei miasmi massime a est, bonificando la Paludetta, già bacino di Porto Pisano, fuori porta San Marco e dirimpetto alla suddescritta torre del Marzocco, ecc.