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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Massa e Carrara - Lucca - Pisa - Livorno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   22-2
   Parte Terza -- Italia Centrale
   l'impresa non ebbe però buon esito. Il vero bonificamento cominciò nel 1857 quando il governo toscano vi fondò una colonia penale agraria sviluppata poi dal governo italiano; cosicché ora l'isola è fiorente di uliveti, di cereali, vigne, ortaggi e bestiame, oltre che favorita da clima mitissimo.
   Isolotti. — Intorno all'Elba a sud e alle falde del capo Calamita giacciono due rocciosi isolotti gemelli, detti perciò i Gemini, dai quali prese perciò il nome la Cala protetta da essi ; a nord davanti capo Castello; VIsolotto ilei Topi, cosi chiamato da questi animali che soli lo popolano e quindi, alcuni chilometri a nord-est di capo Pero, la Palmajola, così detta dalle palme nane che vi crescono. È una rupe composta di roccie calcaree terziarie di doppia estensione dell'altro isolotto di Cerboli di forma triangolare e di circa un chilometro di circuito. Al sommo di questa rupe (80 m.) è un picciol forte con caserma che domina il canale di Piombino e fu fatto edificare da uno degli Appiani, signori di Piombino.
   L'isolotto di Cerboli, già dei Cervi, pure nel canale di Piombino da cui dista 7 chilometri, è una rupe di calcare secondario che ergesi dal mare a ino' di cupola di una chiesa e fu un tempo bandita degli arcivescovi di Pisa per la caccia dei falconi (specie di fagiani) che vi stanziano. Ceduto in seguito dai Pisani, in un con Piombino ai suddetti Appiani, questi fecero innalzare in Cerboli una torre di cui rimangono i ruderi sporgenti ili mezzo alle mortelle, alle marruche e ai lentischi. La sua altezza sul mare è di metri 74.
   Gli abitanti dell'isola d'Elba. Gli Elbani (in numero di 20,471, come abbiamo visto in principio) serbano ancora il carattere del loro sviluppo separato; in I'orto-ferrajo si assomigliano ai Toscani, a l'orto Longone e Capoliveri ai Napoletani e a Marciana ai Córsi e ai Genovesi. Hanno fama di grande abilità e destrezza in ogni specie di lavoro; sottopongonsi con forza resistente al faticoso lavoro delle miniere; vanno alla pesca con ogni tempo lungo le coste tempestose della Corsica e della Sardegna e i loro marinari s'incontrano tanto nelle acque di Odessa e di Alessandria quanto in quelle di Rio de Janeiro e di Nuova Orléans in America.
   Come gli abitanti di tutti i luoghi dove si lavora sul serio, gli Elbani son la più parte taciturni, serii e diffidenti, ma coraggiosi e di salda volontà. Le donne ili Portoferrajo sono notevoliperbellezza,semplicità e vaghezza di colori smaglianti nell'abbigliamento.
   L'occupazione principale nella parte orientale dell'isola e la coltivazione delle miniere e la navigazione; nella parte occidentale, la navigazione e l'agricoltura, la fabbricazione del carbone, e il lavoro nelle cave di granito e di caolino. Molto sviluppata ed attiva nell'isola è la pesca del tonno e delle sardelle.
   Cenni storici sull'isola d'Elba, — L'Elba fu chiamata A!0i).(a od Etalia dai Greci ed Ilva dai Latini. Il suo circuito fu esagerato grandemente in 100 miglia romane da Plinio (in, G, s. 12), il quale la pone su per giù a giusta distanza da Populonia; ma la larghezza dello stretto che la separa dal punto più prossimo del continente (presso Tiombino) e che non raggiunse i 10 chilometri fu calcolata da Diodoro (v, 13) a 100 stadii e da Strabone (v, p. 223) con un errore inadornale a nientemeno di 300 stadii.
   Uva andò celebrata nei tempi antichi come negli odierni per le sue miniere di ferro, le quali furono coltivate probabilmente in un periodo remotissimo dai Tirreni della costa opposta ed eran già note ad Ecateo, logografo, di Mileto (circa 490 av. C.) che chiamò l'isola AìSéSIm di vero il suo nome greco fu considerato generalmente come derivato dal fumo («Ì9fl.r,ì delle fornaci numerose per fondere il ferro (Diod., v, 13; Stef. Biz., s. ».). Al tempo di Strabone però il minerale non si fondeva più nell'isola stessa perchè la mancanza di combustibile costrinse gli abitanti a trasportarlo sul continente in faccia, come al presente, ov'era fuso e lavorato per lini commerciali.
   l'abbondanza inesauribile del minerale a cui allude Virgilio in quel verso:
   Insula inexhattstis Ch'jluhum generosa metalli*