Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Massa e Carrara - Lucca - Pisa - Livorno', Gustavo Strafforello

   

Pagina (274/285)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (274/285)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Massa e Carrara - Lucca - Pisa - Livorno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   262
   Pili te Terza — Ilalia Centrale
   parecchie battaglie a cui prese parte Gerolamo, di lìellange, Veniet, Gros, Cliarlet, ecc.; e finalmente parecchi vasi di Sèvres riccamente dipinti e colorati.
   Fra le così dette reliquie di Napoleone erano da citare: uno dei suoi denti quando era giovine, montato in oro, e l'elsa di una spaila in diaspro, riccamente incisa ed ornata, che credesi appartenesse a Francesco I re di Francia e fosse per luì lavorata da Serafino da Brescia. Tutto ciò fu disperso; Paolo Denlidoff tìglio ili Anatolio, in parte trasferì gli oggetti a Parigi, in parte alla villa di San Donato presso Firenze, dove furono venduti all'asta pochi anni fa; e finì col vendere anche il possesso e la villa elbana.
   La villa di San Martino era in origine un inagazzino di deposito e fu convertita da Napoleone ili abitazione semplice e senza pompa regale: si compone di un'anticamera, di una sala da pranzo (detta la Satle Egijptienne), d'un salone e della camera dell'imperatore con una piccola libreria. Molti oggetti rimangono ancora come furono lasciati da lui.
   Nel breve tempo che dimorò all'Elba, Napoleone molto si adoperò a prò' dell'isola. Ei fece dar mano a scavi archeologici sul monte Giove e in altri luoghi; aprire la strada da Portoferrajo a Porto Longone, a Campo, a Marciana e ridestò l'attività nelle miniere di ferro, di granito e di marmo. Così in guerra come in pace, così negli antichi come nei moderni tempi, ei si rimane insuperato.
   Cenni storici. — Portoferrajo ( 'AfXSc; Xc^, o Portus Argous) fu così chiamato nell'antichità perchè credevasi che vi avessero approdato gli Argonauti al loro ritorno dalla cerca di Circe (Sthab., v, p. 224; Diou,, ìv, 50). Senza accettare questa tradizione favolosa, nè quell'altra dei Focosi, che vuoisi fondassero una colonia nel golfo di Portoferrajo, sembra men dubbia l'opinione di coloro, i quali tennero che i Romani avessero nel Ferrajo (chò Ferrujum così era chiamato anticamente) uno stabilimento od un'officina per lavorarvi il minerale di ferro, somministrato ab immemorabili dalle miniere inesauribili dell'isola.
   Quanto poi all'antica usanza di trasportare il minerale dal suddetto Ferrajo a Populonia la si legge anzitutto in Aristotile, o qua] che siasi l'autore, De mirabilibits Consnltationibus, e fu confermato in seguito da Diodoro Siculo, da Virgilio e da Stra-bone. Trasportavasi, per mancanza di combustibile nell'isola, a Populonia, ov'era fuso e ridotto in ghisa come al presente e da lungo tempo a Follonica. E come il porto del Ferrajo era vicinissimo a quello di Populonia, è credibile acquistasse il nome di Portoferrajo che conserva da molti secoli.
   Checché ne sia, pretermettendo per istudio di brevità le primitive oscure vicende, soggiungeremo che Carlo V staccò, verso il 1548, dalla signoria degli Appiani, principi di Piombino, quella parte dell'Elba che costituì d'allora in poi il Comune di Portoferrajo, vendendola a caro prezzo a Cosimo 1 de' Medici, il quale, nell'aprile del 1548, inviò a Ferrajo mille soldati con trecento guastatori e fece por mano alle importanti fortificazioni dal precitato architetto G. B. Camerini da San Marino, recandosi poi egli stesso a visitarle col porto a cui diede il nome pomposo di Cosmopoli.
   11 primo assalto a queste fortiricazioni avvenne il 7 agosto del 1554 da parte di una numerosa squadra gallo-turca, la quale 11011 riuscì però nel suo intento d'ìmpa-dronirsene. La seconda volta che un'altra squadra turca tentò prendere Portoferrajo fu liei 1558, quando già Cosimo I aveva fatto aggiungere nuove fortificazioni alla città in cui ripararono al sicuro gli abitanti dell'isola.
   Finalmente, dopo la pace del 3 aprile 1559, rimasto Cosimo I possessore pacifico di Portoferrajo, diede mano a popolarlo e pubblicò a tal uopo 1111 bando del 14 settembre del suddetto anno, il quale concedeva a chiunque si fosse recato ad abitarvi