Emilia
li
ed affrettare le comunicazioni di Roma colla Gallia Cisalpina, già domata da qualche anno, spinse Roma ad affrettare il possesso della regione subapenniuioa settentrionale e della bassa valle padana. E appena la conquista è operata si sente il bisogno di congiunsero l'Italia già romana, che arrivava lino al Rubicone, sopra Rimjni, col-l'Italia allora allora soggiogata; ed il console M. Emilio Lepido, già ricordato — che insieme al collega Caio Flaminio aveva operata la conquista — dà subito opera alla apertura di quella grande e maravigliosa strada che da lui prese nome, e che staccandosi da Rimini, ove faceva capo la via Flaminia vegnente da Roma, dirigendosi pressoché in rettifilo costantemente a nord-ovest, arrivava a Piacenza sul Po, ove erano facili le comunicazioni colla Insubria e la Liguria. La via Emilia, che nel suo tracciato, nel corso di tanti secoli, subì ben poche varianti e che fu ed è una delle maggiori e classiche arterie della viabilità in Italia, è senza dubbio il più grande monumento che della propria attività e perspicacia i Romani abbiano lasciato in questa regione: che pure, sia nelle sue maggiori città, sia anche nei centri minori, è ricchissima di monumenti, di memorie, di tradizioni della civiltà romana. Nò solo nelle città e nei luoghi popolosi della regione emiliana sono rimasti monumenti importanti e profonde traccie del periodo romano; ma ben anche nelle stesse campagne. L'illustre Elia Lombardini, onore delle scienze idrauliche, nelle sue ricerche delle località nelle quali i territori della bassa pianura emiliana furono rimaneggiati dai torrenti e dalle loro continue alluvioni e nello stabilire i limiti dell'antica ed ora scomparsa laguna detta Padusa (da I'adus, Po), per una serie di osservazioni sottilissime fatte sui campi del territorio emiliano, venne ad una scoperta storico-geografica assai importante. Seguendo la via Emilia, tra Cesena e Bologna ed in molte località anche del Modenese, del Reggiano e del Parmigiano, il viaggiatore è sorpreso nel vedere i sentieri ed i fossati uguali, tutti perfettamente paralleli, equidistanti e perpendicolari alla grande strada, dirigersi a nord-est verso la bassa del Po ed essere tagliati ad angoli retti da altri viottoli o sentieri o fossati, ugualmente regolari, per modo che i campi hanno esattamente la stessa superficie. Viste dai contrafforti degli Apenuinì queste campagne somigliano a tavolieri, a scacchieri di verdura o di messi biondeggianti, e le carte dettagliate e cadasi rali provano infatti che il suolo in queste località è tagliato iu rettangoli di una singolare uguaglianza simmetrica, aventi da 714 metri di lato e circa Si ettari di superficie. Ora questo quadrato è precisamente la centuria romana e Tito Livio ci insegna che tutte (incile terre, dopo essere state tolte ai Galli, furono misurate, cadastrate e divise fra i coloni romani. E dunque fuor di dubbio che questo reticolato, così regolare, di strade, di canali e di solchi data da venti secoli ed è opera dei veterani romani. Nella direzione del Po, una linea sinuosa, simile alla riva di un antico lago, segna il limite dello spazio distribuito geometricamente e delle terre più basse, ove ricomincia il labirinti ordinario dei fossati e dei sentieri tortuosi: evidentemente è là che si stendeva allora la palude, colmata in seguito dalle alluvioni dei torrenti. Infine, nella parte soggetta alla vicinanza dei corsi d'acqua, lo scacchiere della coltura è bruscamente interrotto : la causa ne va attribuita agli sconvolgimenti prodotti dalle mondazioni successive.
Certo è cosa naturale il pensare che in molte regioni i limiti dei campi coltivati si sono mantenuti senza mutamenti per dei secoli, ma non lo si potrebbe constatare in modo positivo; mentre nella pianura emiliana, fra contrade nella maggior parte sconvolte e rimaneggiate dall'opera dei precipitosi torrenti che le solcano, sono ancora le linee del cadastro romano che si veggono, così regolari come al primo giorno in cui vennero tracciate. Le invasioni e le guerre che hanno rovesciato tanti monumenti, distrutte tante città, non hanno, in duemila anni, ni spostati i sentieri, nè troncati ì solchi confinali dei campi. In nessun'altra parte d'Italia, fuorché sulla antica via Postumia, tra Padova e Treviso, queste traccie della antica cadastrazione romana si