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l'arte Terza — Italia Centrale
presentano in modo sì evidente e perfetto come lungo tutta la regione emiliana, da Cesena a Bologna, da Bologna a Modena ed intorno a Seggio ed a Parma.
Le guerre del Triumvirato, clic tanto contribuirono a precipitare la Repubblica nella oppressione cesarea, ebbero il loro maggior teatro nell'Emilia, tra Modena e Bologna.
Tutte le città emiliane furono illustri e cospicui municipii, retti con statuti proprii e colle norme delj«s romano; ebbero Ordini di patrizi e cavalieri; diedero alla Repubblica ed all'Impero uomini consolari e ciliari nelle milizie, nei magistrati, nelle lettere. Precipitando l'Impero alla decadenza, quando, al cominciare delle invasioni barbariche convergenti su Roma, gli effimeri e posticci Cesari 11011 si sentivano più sicuri nella augusta città, si trasferirono a Ravenna, che per la sua posizione sul mare e per altre ragioni in quel torno era la città più importante della regione emiliana: ed a Ravenna, dai barbari di Odoacre, nell'imbelle e timido barbaro Romolo Augustolo, venne decretata la fine dell'Impero d'Occidente, la caduta della potestà romana. Sotto la dominazione delle monarchie militari di Odoacre prima e dei Goti condotti da Teodorico poscia, alternante la residenza regale, a seconda dei bisogni politici e militari del momento, tra Parma e Ravenna, l'Emilia fu regione tenuta in gran conto, come quella che maggiore affinità e legami di tradizioni aveva serbato con Roma; e così, quando la conquista bisantina, aiutata, sospinta anche dal movimento nazionale contro la monarchia militare e semibarbara dei Goti, potè affermarsi incontrastata in Italia, è a Ravenna, allora la più illustre delle città emiliane, che si stabilisce l'Esarcato, o la sede della centralizzazione bisantina nell'Italia superiore, mentre a Siracusa si stabiliva un altro Esarcato per la centralizzazione bisantina dell'Italia meridionale. Quando l'invasione dei Longobardi — inevitabile forse perle circostanze dell'Europa d'allora, che andava prendendo un nuovo assetto, ma affrettata dalle sollecitazioni vendicative di Narsete — si sovrappose alla conquista bisantina, l'Esarcato di Ravenna irradiò nell'Emilia tutta la sua forza di resistenza al nuovo dominatore.
Parma, Modena, Bologna furono teatro d'assedi e di lotte tra Bisantini e Longobardi. Per quasi due secoli, contro l'Esarcato di Ravenna e la Pentapoli — che Longobardi non poterono mai soggiogare totalmente — si urtò continuamente la monarchia militare dei Longobardi, e quando a questa parve di avere conseguito il trionfo finale dal fatto medesimo scaturirono le ragioni che condussero alla rapida ed irreparabile catastrofe del regno longobardo. Questo anche può dimostrare lo stretto ed indissolubile legame, la vera compenetrazione anzi, della storia emiliana nella, legge storica generale d'Italia. Pipino, re dei Franchi, invocato dal pontefice (e dagli Italiani o partito nazionale che allora, per fatalità storico-politica, è d'uopo riconoscerlo, si stringevano intorno al Papato), scese in Italia, tolse ad Astolfo, re longobardo, le città della Pentapoli (Ravenna, Bologna, Forlì, Faenza e Rimini) facendone donazione, colla Marca d'Ancona, alla Chiesa: e da questo fatto, non dalla insussistente donazione di Costantino, ebbe origine la potestà temporale dei pontefici, già da due secoli esercitanti una importante influenza politica anche su Roma e sul territorio del Lazio.
Quella parte dell'Emilia compresa nella Pentapoli ed assoggettata da Pipino re dei Franchi alla Chiesa, era volgarmente detta Romandiola o liommjna: perchè in essa gli Italiani si erano abituati a considerare l'ultimo avanzo del dominio romano in Italia, e, o bene o male conservato dai Bisantini, con qualche fedeltà alle tradizioni, quasi per due secoli contro l'invasione longobarda. La donazione di Pipino, mantenuta, confermata ed accresciuta da Carlo Magno, allorché, dopo il 774, ebbe definitivamente debellata la monarchia longobarda, segna quella specie di distacco storico che c'è tra la Romagna e le altre città più settentrionali dell'Emilia: Ferrara, Modena, Reggio, Parma e Piacenza. La prima, incorporata nel dominio della Chiesa, sentì, o poco o tanto, il contraccolpo delle vicende politiche che si maturavano in Roma attorno al Papato: senti gli effetti or della supremazia imperiale, or del sopravvento della