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l'arte Terza — Italia Centrale
a scompaginare questo piano ed a costringere Cesare Borgia, abbandonato dai suoi fautori e minacciato nella vita dai suoi nemici (che non erano pochi), a lasciare l'Italia ed a mettersi, come un capitano di ventura, al servizio del re di Francia, perdendo poi oscuramente la vita in una oscura impresa di guerra nel Navarrese.
Senza volerlo Cesare Borgia, sgombrando la Romagna da tutti i principotti che la dominavano col favore dei privilegi imperiali, contro i quali lino allora si erano quasi sempre spuntate le pretese della Curia romana, aveva reso un grande servizio alla Curia stessa ed ai successori di Alessandro VI, cominciando dal battagliero Giulio IL Al Valentino rimase tutta la sinistra odiosità della sua politica; al Papato il raccoglierne gli immediati benefizi, fra i quali primo quello d'esercitare un vero, assoluto, incontrastato dominio sulla Romagna e sulle città dell'antica Pentapoli, richiamando in vigore, riveduta e corretta, la donazione famosa di Pipino.
Dal principio del secolo XVI in poi l'Emilia appare così politicamente divisa: i territori della Pentapoli (Bologna, Ravenna, Forlì, Rimini e Faenza), ai quali s'aggiunse più tardi Ferrara (dal papa tolta a Casa d'Este) soggetti alla Chiesa ed amministrati da cardinali legati e detti perciò Legazioni. Modena, Reggio, formanti un principato col titolo di duchea sotto Casa d'Este; Carpi, un piccolo principato della famiglia Pio di Savoia; Mirandola, un principato della famiglia Pico; Parma e Piacenza, un principato o ducato sotto la dinastia dei Farnese prima, indi di un ramo più che secondario dei Borboni di Spagna. Questo stato di cose, salvo variazioni incidentali, che verranno rilevate nei cenni storici delle singole località che ne furono teatro od oggetto, durò fino allo scorcio del secolo passato, allorché le truppe repubblicane francesi, proseguendo la fortunata campagna del 1796, dalla Lombardia penetrando nell'Emilia e nelle Legazioni, dichiararono cessati gli antichi governi ed instaurato il regime repubblicano.
Nei riordinamenti, più logici e meno tumultuosi, che seguirono la battaglia di Marengo ed i Comizi di Lione, tutta l'Emilia fu incorporata nella Repubblica Italiana, avente il suo centro massimo in Milano. Più tardi fece parte del Regno Italico, ed in questa qualità le città emiliane ebbero, al pari della Lombardia, a risentire dei benefici effetti di quel governo, che, per quanto costretto ad agire nell'orbita di una potente egemonia straniera, diede largo impulso alle idee liberali e sopratutto al sentimento nazionale ed alle aspirazioni di indipendenza e di libertà, che da quel periodo — checche altri svisando più o meno la storia possa dirne — trovarono la loro prima molla d'espansione, la loro ragione d'essere.
La caduta dell'Impero napoleonica e le restaurazioni del 1811-15 ricondussero le cose al pristino stato, salvo piccole varianti. L'Emilia romagnola od orientale, con Ferrara e Bologna, ritornarono alle Legazioni pontificie, che per primo fatto vi riaprirono i 2436 conventi soppressi nel periodo repubblicano e napoleonico; Modena e Reggio, Massa e Carrara, con Carpi e Mirandola, formarono un ducato, che fu dato a governare ad un arciduca di Casa d'Austria, indiretto erede di Casa d'Este; Parma, Piacenza e Guastalla furono date a Maria Luisa, arciduchessa d'Austria, moglie spodestata di Napoleone; all'egemonia francese su questi principati e Legazioni subentrò, più cupida e sospettosa, quella austriaca, che fece di quei principotti, della Corte Romana e dei cardinali legati altrettanti esecutori della rigida e inflessibile politica del principe di Mettermeli, da allora, per un quarto di secolo, quasi l'arbitro vero della politica europea.
Ma anche nell'Emilia, come in Lombardia, quei diciotto anni trascorsi con parvenze più o meno abbaglianti di libertà, fra l'emozionante fascino di vittorie militari, nelle quali riviveva — cosa che non era più creduta possibile — il valore del nome italiano, avevano aperto le menti più elette ad alti pensieri, avevano scaldati i cuori più generosi a nobili aspirazioni. Alle popolazioni di questa nobile regione, da cui uscirono ì reggimenti che da Saragozza a Mosca avevano percorsa l'Europa coprendosi di