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l'arte Terza — Italia Centrale
Il sistema idrografico della regione emiliana è assai semplice. Lo si può dividere In due gruppi : lu fiumi e corsi d'acqua minori direttamente tributari del mare Adriatico; 2° fiumi e corsi d'acqua minori tributari della sponda destra del Po.
Al primo gruppo appartengono nella provincia di Forlì; il Tavollo, il Conca, l'Ausa, il Marano, la Mareccliia, l'Uso, il Rubicone o Pisciatello, il Savio, il Ronco, il Montone, fiumiciattoli a regime torrentizio, o torrenti propriamente detti, di rapido e breve corso, scendenti dal vicino Apennino, per bacini e valloni assai meno regolari di quelli che raccolgono le acque dei maggiori corsi emiliani. Allo stesso primo gruppo appartengono nella provincia di Ravenna: il Savio, il Ronco, il Montone nel loro corso inferiore; il Lainone. il Senio, il San terno, questi due ultimi influenti nel Reno inferiore. Ma più la linea apenniiiica si allontana dal mare più i corsi d'acqua che ne scendono acquistano importanza; così in provincia di Bologna sì hanno — pure appartenenti al primo gruppo — fiumi abbastanza ragguardevoli quali il Santerno nella sua parte superiore, il Sillaro, la Quaderna, ridice (anch'essi tributari del Reno), il Reno — fiume maggiore della regione bolognese — che nasce al collo del Ceruglio nel cuore del-rApenniiio, e, per un lunghissimo e mal contenuto alveo al disotto di Bologna, va con un ampio arco dirigendosi ad oriente a shoccare nell'Adriatico presso il porto di Pri-IMaro, dopo avere segnato in parte il confine tra le provincie di Bologna e di Ravenna con quella di Ferrara. Tributari di sinistra del Reno, sono, in provincia di Bologna, il Lavino e la Samoggia.
Al secondo gruppo dei corsi d'acqua tributari della sponda destra del Po sono da ascriversi i più importanti fiumi della regione emiliana, dei quali, risalendone le alte valli, più partitamente discorreremo nella descrizione delle singole provincie. Qui ci limitiamo ad enumerarne rapidamente i nomi, cioè per la provincia di Modena: il Panaro, col suo confluente Tepido, e la Secchia; per la provincia di Reggio: la Secchia col suo influente Tresinaro, il Crostolo e l'Enza; per la provincia di Parma: l'Enza, la Parma col suo influente Baganza, il Taro col confluente Ceno, e lo Stirene; per la provincia di Piacenza : l'Origina, l'Arda, la Chiavenna, il Cliero, il Riglio, il Nure, la Trebbia, il Tidone e la Bardonezza, che per gran parte del suo corso segna il confine occidentale della regione emiliana con la provincia di Pavia. Questi corsi d'acqua sono o esclusivamente, o nella massima parte del loro corso, a regime torrentizio e trascinano nelle impetuose periodiche loro piene un immenso materiale di alluvione che non ha piccola parte nella formazione rapida e progressiva del delta del Po, il quale col tempo andrà a toccare la costa istriana e concorrerà efficacemente a far diventare Venezia e Trieste città di terraferma.
11 Po è, come abbiamo detto, il collettore di tutti i maggiori corsi d'acqua scendenti dall'A pennino ; comincia a segnare il confine tra la regione emiliana e, la lombarda, alla foce della Bardonezza presso Parpanese, frazione del Comune di Arena Po, e prosegue tortuosamente per un largo letto, non contenuto in questa parte da arginature, in direzione da ovest ad est, verso Piacenza, ricevendo il Tidone e la Trebbia, quest'ultima a poca distanza, a ovest, da Piacenza. Quivi il gran fiume è attraversato dal magnifico ponte in ferro, che serve alla linea ferroviaria Piacenza-Milano. Da Piacenza, sempre con larghissimo letto, il Po passa a un chilometro circa dalle mura di Cremona, ove è attraversato da un altro e grandioso ponte in ferro, tanto ad uso della strada provinciale Cremona-Piacenza, quanto della costruenda linea Cremona-Borgo San Donnino. Il fiume segna così il confine tra le provincie di Piacenza e di Parma e quelle di Cremona e di Mantova, ricevendo in questo tratto il Nure, l'Arda, d Taro, la Parma e l'Enza, che vi ha foce di fronte a Viadana. Sotto questa grossa borgata il Po fa un grande arco verso nord, nella corda del quale è compreso tutto