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l'arte* Terza — Italia Centrale
Fig. 80 — Imola : Palazzo Sersanti.
Però, col rispetto dovuto agii eruditi locali, è questa utia pretta favola, non conforme alla storia etnografica, razionale, accertata, ed ormai con troppi ed importanti monumenti documentata, della regione. Le favole degli eroi trojani fondatori di città sono ormai da mettersi fra le anticaglie, nei ferravecchi disusati della storia, la quale procede alla ricerca del vero sui fatti e i documenti positivi lasciati dalle passate generazioni nei territori occupati. Non c'è ragione plausibile per ammettere che i primitivi abitatori della regione imolese, sì contigua ed affine alla bolognese, fossero di origine e di razza diversa, da quelli che ormai furono accertati pei primi abitatori della regione subapenmnica emiliana: Liguri innanzi tutto, poi Umbri, Etruschi e Galli, e forse solo colla dominazione degli Etruschi e dei Galli cominciano gli albori storici d'Imola, la quale deve aver ricevuto il primitivo suo nome di Uìa per ben altre cagioni che non fossero quelle degli eroi leggendari, fantasticati dai sostenitori delle origini trojane. Fece parte, dopo la conquista di Bramo, avvenuta nella seconda metà del 1Y secolo di Roma, della Gallia Togata; indi, per le vittorie dei consoli Lucio Emilio Pano,nell'anno 528 di Roma, di Caio Flaminio nel 530 e di Publio Scipione Nasica, che nel 560 di Roma finì per sterminare i Galli alla sponda destra dell'Idice, fra Uìa e Bologna, passò sotto la dominazione romana, facendo parte della regione allora detta Flo,minia, per la strada militare che vi aveva aperto il console Caio Flaminio, strada che più tardi (566) doveva cedere il posto a quella aperta dal console Marco Emilio Lepido, attraversante tutta la regione da Rimini a Piacenza da lui detta Emilia.
Ma Uìa non assurse a vera importanza storica se non dopo la vittoria riportata dal dittatore Lucio Cornelio Siila sui seguaci di Mario, comandati da Gneo Papirio Carbone (671). La battaglia, che fu uno dei fatti preludenti alla decadenza della Repub-