246
l'arte* Terza — Italia Centrale
nel quale fu eretta la statua di Siila (di cui un braccio e la testa, insieme ad un pezzo di magnifico pavimento a musaico, vennero in luce nel 1551 facendosi gli scavi per la fabbrica d'una casa in via Valsalva), di terme, di templi a Bacco, a Venere, alla Fortuna, a Giove, ad Ercole (pei giuochi Neniei); vi fondò un sodalizio detto dei Flamini; un collegio di Àuguri in Ariolo (ora Riolo). Ampliata così la città dal lato di settentrione il proconsole o prefetto vi aprì due nuove porte, delle quali una prese da lui il nome di Appia, nome clic tuttavia conserva in un col borgo al quale fa capo; l'altra fu detta Equestre in onore di Siila, che apparteneva appunto al patriziato, o cavalieri che si vogliano dire. Le altre due porte preesistenti erano dette l'una Etrusea, poiché metteva per la vìa dei monti nell'Etruria ; l'altra Romana, perchè sulla via consolare che metteva a Roma. Oltre al magnifico ponte ch'era sul Vatreno lungo la via Emilia, ne costrusse un altro fuori di porta Etnisca che univa la città al castello od oppidum di Siila (distrutto da Narsete, rifatto da Clefi e definitivamente atterrato dai Bolognesi nel 1222); tracciò un'ampia e diritta via di quindici miglia, facente capo ad un paese sul mare, o laguna di Comacchio, allora assai più estesa che non al presente; e siccome questa via, al pari di tutte le strade romane, era lastricata di selci, fu chiamata Via Silex (ora strada Selice) ed il paese a cui metteva Caput. Silicis (ora Conselice). Quivi era il porto, assai giovevole al traffico della regione, perchè in rapida comunicazione con Adria ed altri importanti punti del litorale. Gli interramenti portati dal Po hanno ristretta la laguna di Comacchio, hanno allontanato il litorale adriatico da Imola: e Conselice, già porto di mare, è ora una borgata di terraferma di carattere esclusivamente agricolo. Infine, pei l'amministrazione della giustizia ed il giudizio delle cause, la colonia ebbe due Pretori: l'uno Urbano, giudicante per gli oppidanì; l'altro Pellegrino, pei forestieri e gli estranei alla colonia.
Fu in questo perìodo che, riconoscente di tanti vantaggi, di tante larghezze, Illa mutò il suo nome primitivo in quello di Forum Cornelii Syllae, ossia città libera di Cornelio Siila, nome col quale è più di frequente ricordata dagli storici romani o nei monumenti che ancora ne restano.
In questo perìodo o nel successivo molti furono cittadini onorari di Forum Cornelii, o che vi dimorarono per alcun tempo, onde sottrarsi alle ire delle fazioni che cominciavano a contendersi il domìnio della Repubblica, tra cui si ricordano Catone Uticense ; Aulo Petilio, da cui prese il nome uno dei colli circostanti alla città, il Petiliano (ora Pediano), nonché altri delle famiglie: Claudia, Porzia, Muzia, Sporia e Cassia, dalla quale ultima venne quel Cassiano che fu il fondatore della Chiesa imolese, martire e primo vescovo, ora protettore massimo della città.
Sono perciò ben poche le città che, come Imola, possano vantare una così stretta pertinenza ed affinità con Roma ed un così prolungato e luminoso periodo di vita romana: periodo che lasciò nel carattere tìsico e morale della popolazione, nelle sue tradizioni, nel suo linguaggio e nella configurazione stessa del territorio, traccie indistruttibili
Durante l'impero d'Augusto la città fu ascritta alla ottava delle tredici grandi Provincie in cui venne allora divisa l'Italia e conservò tutti i diritti municipali goduti fin dal tempo di Siila e di Appio Claudio. Per l'invasione dei Tartari e dei fornì, avvenuta nell'anno 2G7 dell'éra volgare — primo avvertimento dei futuri turbini che si addensavano sul mondo romano — Forum Cornelii Syllae fu devastato. Aureliano, che fu pronto a vincere e respingere quella invasione, rimise anche la città al suo primitivo grado e splendore (272). Fin dal primo secolo il Cristianesimo ebbe seguaci in Imola; ma il maggior slancio in questa città, lo prese per le predicazioni di Cassiano, patrizio del luogo, letterato esperto e predicatore eloquente, che fu ordinato primo vescovo di Forum Cornelii Syllae. Cassiano fu vittima delle persecuzioni di Diocleziano e subì il martirio nell'anno 303. Pochi anni appresso (314), per effetto dell'editto di