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l'arte* Terza — Italia Centrale
regione — ed il primo dei conti d'Imola, fu tale Roberto, che si vuole discendente da quel Cassio patrizio che aveva sollevato la città contro i Vandali di Genserico ed onorato come liberatore della patria. Questo Roberto aveva preso parte alle guerre di re Carlo contro i Saraceni e difese validamente la città assediata dai Ravennati, Forlivesi e Faentini, elio dovettero, con molte perdite, desistere dall'impresa (834). Si hanno ricordi di altri conti d'Imola, quali: Alvanico, della famiglia Vestria (842)1 ISutrico, guerriero di molta l'anta, che militò pel re Lodovico (847) e che fece riattare le mura della città; Fausto Alidosio, che fu anche condottiero dei Veneziani e vincitore degli Ungheri nella terribile loro irruzione del 906; Cornelio Alidosio; Trailo Nardiglio, che ridusse quei di Tossignano all'ubbidienza d'Imola e costrinse i Faentini alla restituzione di Riolo e che, nel 9(53, stabili il circuito della città, alla quale si stavano rifabbricando le mura nei limiti e nella forma antica del suo miglior momento sotto la dominazione romana. Seguono nella lista dei signori feudali d'Imola i nomi di Sigismondo, di Nardiglio, di Bulgarello (976), che porto di nuovo le armi contro Tossignano, e la punì severamente della sua ribellione ad Imola e bandì gli Ebrei dalla città; Luigi Accarisio, che combattè a Ravenna contro i Greci, tentanti d'impadronirsi nuovamente della città e suo litorale (983); Lelio Accarisio, ucciso per vendetta, uccisione dalla quale seguirono gravi torbidi perla città; Corrado Sassatello, che assunse il titolo di capitano, diede maggior consistenza alla rappresentanza popolare nel reggimento della città, ma esso fu ucciso proditoriamente da un sicario, mentre in Senato ascoltava un discorso di Ubertello Lollio, trattante della cosa pubblica. Ter questo fatto la città che amava Corrado fu in anni contro i suoi nemici. I Bolognesi, profittando di tali discordie, penetrarono in Imola di nottetempo a tradimento, per la porta Equestre e si diedero a commettere saccheggi e violenze. Ma furono presto ricacciati da Ugolino Alidosio, accorso con truppe cispadane all'uopo assoldate.
Mentre in Bologna ed in altre città dell'Emilia nella metà del secolo XI andavano prendendo sempre maggior consistenza le forme di governo popolare o comunale, in Imola resisteva ancora il reggimento feudale, e la città faceva capo ai suoi conti, coadiuvati da un Senato o Consiglio di pochi membri. Le maggiori vicende di questo periodo consistendo in lotte con Bologna per quistioni di confini e con Firenze, che agognandone il dominio, sollevava continuamente quei di Tossignano contro Imola.
Alla prima Crociata, bandita nel 1095 in Clermont da papa Urbano II, Imola contribuì con buon numero di cavalieri e di fanti, capitanati da un Sassatello e da un Carradori, che nelle varie battaglie avvenute in Terra Santa per la conquista di Gerusalemme compirono — secondo i cronisti locali — prodigi di valore.
Nel secolo XII Imola appare finalmente sciolta da pastoie feudali e retta liberamente a Comune; essa ha per tutto quel secolo guerre coi Bolognesi, i Ravennati, i Modenesi, i Ferraresi, i Faentini, per quistioni (li confine e di supremazia sui castelli del territorio circostanti. Si calcolano a diciasette le guerre sostenute da Imola colle città vicine, nelle quali guerre essa vide atterrati o perduti i suoi castelli di Croara, Fagnano, Toscanella, Monte Catone, Castel dell'Altare, o Castelletto, ed ebbe gravi danni anche all'interno, alle proprie mura ed all'immediato suo territorio. Continue inoltre le sue guerre con Tossignano, sempre ribelle ad eccitamento or dei Bolognesi, or dei Fiorentini, che di quella forte borgata fra i monti ambivano al possesso, e sottomise Castel del Rio, Gaggio, Stifante od altre terre di qualche importanza.
Nel periodo della grandiosa lotta fra i liberi Comuni italiani e Barbarossa, Imola fu la sola fra le città dell'Emilia che costantemente si ricusasse alla Lega e si serbasse sempre fautrice dell'imperatore. In premio Federico la dichiarò città libera, le diede gli antichi confini territoriali e la favorì di molti privilegi con diplomi del 1159, del 1175 e del 1177, ancora ricordati dagli storici: privilegi che, in odio a Bologna — imperterritamente guelfa — furono confermati ed ampliati da Enrico VI nel 1186,