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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte* Terza — Italia Centrale
   pinta la guerra fra Filippo Maria Visconti duca di Milano e la Repubblica, di Firenze, Lodovico Alidosi, vicario d'Imola, credette prudente starsene neutrale. Il duca di Milano, non tenendo conto di quella neutralità, a tradimento, siccome era suo sistema, fece assaltare di nottetempo Imola e, reso prigioniero Lodovico col figlio Belt.rando e gli altri suoi famigliari li trasse a Monza, facendosi nel contempo gridare signore di Imola.
   Nel 1426 Imola fu di nuovo ripresa, ma per breve tempo, dalle armi della Chiesa; indi dal Visconti, che la riebbe nel 1434 dopo una sanguinosa battaglia riportata il 28 agosto contro i Fiorentini, i Pontifici e Veneziani collegati, tra il fiume Santerno e la località di San Lazzaro. Nel 1435 ritornò al papa; ma nel .1438 è in possesso del Visconti, che ne investe Antonio Manfredi, fratello di Astorre signore di Faenza ; ripassa poi al papa nel 1441. Nel 1470 Galeazzo Sforza duca di Milano entra in possesso di Imola,, che, nel 1473, dà ili dote alla bellissima sua figlia naturale Caterina Sforza pel di lei matrimonio — celebratosi solo nel 1477, attesa la troppo giovane età dei fidanzati — con Girolamo Riario, nipote di papa Sisto IV, il quale fece Caterina contessa d'Imola ed il nipote signore di Forlì. Quanto fu nulla la personalità del Riario, altrettanto fu attiva, intrigante, energica quella di Caterina Sforza, diventata la vera dominatrice delle due città. Questa donna — della quale è rimasta viva la tradizione nelle popolazioni romagnole — ebbe animo audace e risoluto ed ingegno superiore al comune. Abilissima nei maneggi d'ogni sorta, tirò sempre al vantaggio della propria casa. Fu spietata verso i nemici suoi, al punto di mandarli inesorabilmente al patibolo e di perseguitarne tutti i congiunti, le mogli, i figliuoletti lattanti. Non ebbe neppure grandi scrupoli morali: per ritogliere ad Innocenzo Codronrlii la rocca di Rivaldino, della quale costui s'era impadronito facendone uccidere a tradimento il castellano, certo Zaccheio da Savona, già corsaro e uomo rotto ad ogni vizio, essanoli esitò a darsi al Codronchi ed a proclamare altamente il fatto, dicendo: « Sappiate, uomini miei di Forlì, che la rocca era perduta per me e per voi altri, se in tal modo non l'avessi riacquistata Caterina Sforzali iario abbellì Imola di pregevoli edilizi, già da noi ricordati nella descrizione della città. Essa ebbe per Imola, specie dopo che i congiurati forlivesi le ebbero (14 aprile 1488) assassinato proditoriamente il marito, una speciale affezione. Contro i Forlivesi fu aiutata da Giovanni Bentivoglio signore di Bologna, e così tenendo la tutela del figlio Ottaviano decenne, potè governare lo Stato con sufficiente abilità, ma con pochi scrupoli a riguardo degli interessi e diritti altrui.
   L'onda dei grandiosi avvenimenti, che sulla fine del secolo XV tante cose travolse in Italia, trascinò pure la fortuna dei Riario-Sforza. Caterina, che dopo esser passata a nozze morganatiche con un suo favorito, uccisolo poi per vendetta, erasi rimaritata pubblicamente con Giovanni I)e Medici, condottiero delle Bande Nere: perdette insieme al figlio Ottaviano lo Stato d'Imola e di Forlì per opera di Cesare Borgia, gonfaloniere di Santa Chiesa, che colfapparenza di rivendicare i diritti della Chiesa e ricostituire il dominio della Romagna sotto il governo diretto di Roma andava preparandosi uno Stato per proprio conto. Caterina morì spodestata in Firenze nel 1509, avendo dato a Giovanni delle Bande Nere il tìglio, Cosimo, destinato un giorno ad essere, con raffinata politica, granduca di Toscana. Il Valentino, che, coi procedimenti che tutti sanno, aveva liberata la Romagna da quanti signorotti e tirannelli l'infestavano, fu dal papa Alessandro VI, suo padre, dichiarato reggente perpetuo e generale d'Imola.
   Colla morte di Alessandro VI tramontò anche la fortuna dei Borgia, e quella del Valentino segnatamente. Giulio II, il papa guerriero per eccellenza, succeduto al Borgia, messosi di proposito a riconquistare lo Stato della Chiesa, 11011 per conto della propria famiglia, ma per conto della Chiesa stessa, spazzò via l'effimera signoria, creatasi su Imola da Giovanni Sassat.ello, detto il Cagnaccio, avventuroso capitano; ma, come generalmente s'usava nella politica di quel tempo, senza scrupoli e senza riguardo per alcuno, fuori del proprio interesse. Il Cagnaccio s'era impadronito d'Imola dopo