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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parlo Terza — Italia Centrale
   Le cifre sopra indicate dell'estensione del terreno che fruisce dell'irrigazione o della portata ordinaria dei canali dimostrano che se 11011 si riesce ad aumentare l'acqua disponibile per irrigazioni, la zona attuale di terreno effettivamente irrigata non è suscettìbile di ulteriori sensibili ingrandimenti. Varii progetti furono ventilali in proposito, tra cui quello di chiudere le valli della Secchia e del Panaro, onde creare dei bacini artificiali; ma il costo e la difficoltà tecnica dì tali lavori, a quanto sembra, fece abbandonare il progetto. I'iù pratico ed effettuabile appare un progetto, per la irrigazione su grande scala della parte bassa della provincia mediante una derivazione dalle acque del Po, alla confluenza dell'Enza. A tale scopo la provincia di Modena fu già investita dal K. Demanio del diritto di derivare da quel luogo 31 metri cubi d'acqua per minuto secondo. Certo, il problema della irrigazione della pianura modenese si impone per una sollecita soluzione, se si vogliono risollevare le condizioni dell agricoltura in quella plaga depressa da una quantità di fattori ambienti 0 11011, tra i quali non è ultimo la deficiente irrigazione, che non consente l'introduzione di colture assai più riniuneratrici di quelle che al presente vi si praticano.
   La provincia di Modena non manca di laghi, di stagni e di paludi. I primi si trovano nella regione apenninica e fra questi va ricordato il Lago Santo, sul fianco orientale del monte Giovo, a 1501 metri sul livello del mare, con una superficie di 5S.000 metri quadrati ed una profondità media di 20 metri e che è il maggiore di tutti; da questo lago esce, come s'è detto, per la valle delle Tagliole, il ramo originario della Scoltenna, indi Panaro. Vanno inoltre ricordati: il lago di Scaffaiolo, a 1775 metri sul livello del mare, dal quale esce il torrente Leo, tributario della Scoltenna, con una superficie di 5000 metri quadrati circa; il lago Pratignano, a sud di Fanano e a 1340 metri; il lago Piatto, a 1823 metri; i laghetti Turchino e Laccio, ed il lago o stagno di Pavullo, di imminente prosciugamento per necessario risanamento della plaga che lo circonda.
   I terreni paludosi si trovano specialmente nella parte bassa del territorio modenese, causati da acquitrini naturali e da residui delle antiche alluvioni del Panaro, della Secchia ed anche del Po.
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   Sotto il rapporto geologico, la regione montuosa modenese presenta un certo interesse, sia per la struttura e la qualità delle sue roccie, quanto per fenomeni di natura vulcanica che in varie località si presentano. Non specializzeremo qui dovendo più largamente trattare dell'argomento nella descrizione del circondario di Pavullo; solo diremo che, mentre la parte piana della provincia è dovuta alle alluvioni recenti della Secchia, del Panaro e loro tributari, mano a mano che si procede verso l'Apennino si trovano formazioni sempre più antiche ed importanti, passando cioè dal quaternario, di cui constano le falde al termine delle colline fronteggianti il piano, al pliocene superiore, nelle colline stesse, al pliocene inferiore, al miocene, all'oligocene; vengono poi diffusissime le formazioni eoceniche, argille scagliose ed arenarie, delle quali ultime in particolar modo è costrutta tutta la. catena centrale dell'Apenniiio ed il grandioso blocco del Cimone. I)i roccie massiccie si hanno numerose traccio in piccoli affioramenti serpentinosi emergenti dall'eocene e lasciati scoperti dal lavorìo delle acque. 1 maggiori saggi di roccie serpentinose che si trovino nelle montagne modenesi sono nelle valli del Dragone, della Scoltenna e del Leo, rispettivamente presso Frassinoro, Montecreto e Montese.
   Nella regione delle colline modenesi sì hanno tracciò d'antichi fenomeni vulcanici, e di tali fenomeni se ne hanno tuttavia in attività nelle vicinanze di Sassuolo e di Nirano con vulcanelli di fango e scat urigini d'acque minerali. Altro fenomeno curioso, celebre nel mondo dei geologi, studiato dallo Spallanzani, dallo Stopparli e da molti altri, è il cosidetto fuoco di lìctrigazzo, una fuga dì gas idrocarbonato infiammabile, che si trova nelle vicinanze di quel pittoresco paesetto presso la grande strada Modena-Pistoja.