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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parla Terza — Italia Cenlrale
   una fabbrica di vetri e cristalli con fornace a graticola ordinaria ed impiegante giornalmente 15 operai, una fabbrica di paste da minestra, 2 fabbriche di dolci e conserve di cui si fa commercio anche fuori della provincia, nonché altre piccole industrie.
   Cenno storico. — Dopo Modena e dopo Reggio, Brescello fu sempre considerato come il luogo storicamente più celebre di questa plaga, specie per ciò che riferi-scesi al periodo romano. Gli scavi praticati in varie occasioni tanto in Brescello che nel suo territorio immediato misero in luce importanti monumenti dei primi due secoli dell'Impero, cippi, iscrizioni, frammenti di scolture, che vennero illustrate dal Gruther, da Muratori, da Cavedoni e da altri insigni archeologi italiani e stranieri. Fra gli oggetti trovati nel territorio liavvi un gran numero dì monete e medaglie consolari, delle quali, nel 1714, se ne rinvennero in un solo blocco circa 80.000 — un vero tesoro — per il valore approssimativo di oltre 2 milioni di lire italiane. Ciò è prova dell'importanza che nel periodo romano ebbe Brescello, posto in uno dei punti di maggior passaggio del Po, fra la Gallia Togata e la Gallia Cisalpina.
   Brescello (Brixellum) è collocato da Plinio fra le colonie romane e Plutarco, narrando delle lotte tra Ottone e Vitellio, contendentisi l'Impero — il quale rimase poi al terzo litigante, che sopraggiungeva a grandi giornate, Vespasiano — afferma che quivi Ottone, saputo della rotta inflitta da Vitellio alle sue truppe a Bedriaco nel Cremonese, piuttosto che cadere nelle mani del competitore si uccidesse e quivi fosse dai suoi legionari e pretoriani sepolto. Forse il gran numero di monete romane rinvenute in Brescello non è estraneo a questi avvenimenti, che formano una delle più grandiose pagine dei primi sintomi della decadenza di Roma imperiale. La colonia romana di Brescello è inoltre ricordata da S. Ambrogio vescovo di Milano, in una lettera del 388, nella quale sono citate le città di cui non rimangono che mine. Nel 425 Brescello riappare fiorente ed eretto a sede vescovile col vescovo Cipriano; ma il succedersi delle irruzioni barbariche riduce questo luogo a miserrime condizioni, e molto probabilmente la sua sede vescovile fu trasferita a Parma o sommessa a questa.
   Sulla fine del secolo VI, Brescello essendo tenuto dai Greci, o liisantini come più comunemente allora erano detti, fu assediato da Autari re dei Longobardi, che espugnatolo, nè atterrò le mura e le fortificazioni. Più tardi, nel G03, i Greci che poterono di nuovo impadronirsene, lo arsero ed atterrarono totalmente. Alla furia degli uomini contro Brescello si aggiunse quella degli elementi, perocché il Po, non più riparato e frenato dalle arginature che fin dai tempi di Roma quivi esistevano, coprì colle frequenti alluvioni quei luoghi distruggendo campi e villaggi, chiese e castelli. Dopo il periodo carolingio, Brescello, col suo territorio, appaiono dominio del monastero di San Paolo di Mezzano, nella diocesi di Piacenza; ed a questi monaci si attribuiscono le opere di ristauro degli edifizi, di bonifica di terreni, di sistemazione delle acque che resero di nuovo abitati questi luoghi per lungo tempo desolati. Nella metà del secolo X Adalberto, figlio di Sigifredo, signore di Lucca e poscia di Reggio e Modena, ottenne Brescello dall'abate del suindicato monastero di Mezzano in cambio di altri possessi, e mentre lo faceva l'istaurare ed erigervi intorno le mura, furono rinvenute, secondo la leggenda, il sepolcro e le ossa di San Ginesio, già vescovo di Brescello. A commemorazione di questo fatto Adalberto e sua moglie Ildegarda fecero erigere in Brescello anche un monastero, al quale la contessa Matilde, loro pronipote, donò il castello, col mercato ed il porto sul Po, ed il pontefice Pasquale II, grande amico della contessa, prese sotta- la protezione immediata della Santa Sede, restando cosi Brescello indipendente dal vescovo diocesano.
   Passato, nel secolo XII, in dominio del Comune di Parma, Brescello perdette il titolo di città, che non potè più riacquistare. Nel 1247 Brescello fu rovinato dalle armi di re Enzo, figlio dell'imperatore Federico II, il (piale, con molte forze dei ghibellini lombardi e cremonesi in particola!' modo, recavasi a sostenere Modena nella