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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Introduzione
   7
   dai loro lotti, cagionando gravi danni alle attigue culture, ma migliorandone anche il terreno coi loro limi fecondatori.
   Nelle regioni dove mancano intieramente, od in parte, diramazioni apennmiche, si stendono moltissime pianure di dimensioni varianti. Le più fertili, sin dalla remota antichità, giacciono fra le spiagge del Tirreno e la insenatura degli Apennmi da Gaeta a Sorrento, in parte occupato da masse vulcaniche. Le più estese trovansi nella Capitanata o in provincia di Foggia, presso l'Adriatico. Là si spazia il Tavoliere di Puglia, una superfìcie piana in forma quasi elittica e dell'estensione di oltre 5000 chilometri quadrati. Il suo suolo, in piano perfetto, pressoché nel centro comincia ad abbassarsi dolcemente verso l'estremità est e ad innalzarsi insensibilmente verso quelle del sud-ovest e nord-ovest. Fu un seno di mare in addietro e lo attcstano irrefragabilniente i sedimenti limacciosi algosi, arenosi, lapillosi, i depositi conchigliferi in istato quasi naturale fra torbe marine impastate o con sabbia o con argilla o con marna impregnata di sale ed j laghi in luoghi bassi con foce a mare fra piccole lingue di terra.
   Fu congetturato che l'Adriatico fosse a quel tempo in comunicazione con lo Jonio lungo la valle che stendesi da Spinazzola a Metaponto. Consimili a un dipresso sono i sedimenti contenuti fra le valli contigue e le pianure intermedie della Basilicata, I tufi prodotti dalle acque rigurgitano tutti di corpi marini e di melme vegetali la cui consistenza e la grana sono in ragione della maggiore o minore azione esercitata dalle acque.
   Pianure di minore estensione sono quelle di Fondi, di Pesto, di Sant'Eufemia e di Gioja, tutte in prossimità del Tirreno. Notevoli poi sono i piani interni e circuiti da monti, come quelli di Cinque Miglia e del Fucino in provincia di Aquila, di l'ontecorvo e di Piedimonte in provincia di Caserta, di Sala Consilina in quella di Salerno, di Volturara in quella di Avellino e molti altri.
   VII. - Fiumi.
   Molti, ma in generale scarsi di acque, sono i fiumi che si incontrano nell'Italia meridionale, e la maggior parte di essi hanno un regime, puramente, torrenziale: quindi asciutti o quasi la più parte dell'anno, hanno corso impetuoso e abbondanza di acque nella stagione dello piogge o della sciolta delle nevi nelMjieimino. Parecchi però sono veri fiumi perenni e di lungo corso, alimentati da sorgenti copiose e da ampii bacini, e fra questi giova indicare il Garigliano e il Volturno fra i tirrenici, il Tronto e il l'escara fra gli adriatici.
   La maggiore vicinanza dello spartiacque apenninico all'Adriatico che non al Tirreno, fa sì che i fiumi che immettono nel primo mare sieno di minore importanza in causa della minore estensione dei rispettivi bacini. Tutti però in generale hanno corso lento e tortuoso nei loro tronchi inferiori, nel fondo di valli che vanno sempre più allargandosi verso la foce ed il cui fondo ò di frequente devastato dalle loro alluvioni in tempo di piena.
   I fiumi principali sono: il Garigliano, il Volturno, il Sarno, il Sole, l'Alento, il Min-gardo, il Lao, il Savuto, l'Amato, l'Angitola, il Mesiina, il retrace, il Corace, il Neto, il Ciati, il Sinno, l'Acri, la Salandrella, il Basente, il Bradano, il Lato, l'Ofanto, il Cer-varo, il Candelaro, il Fortore, il Biferno, il Trigno, il Sangro, il Pescara, il Salino, il Vomano. il Salinello e il Tronto.
   I primi dodici fiumi mettono foce nel Tirreno, i nove seguenti nello Jonio e gli ultimi nell'Adriatico.
   Quando le montagne eran più alto e più vestite di folte selve, i letti dei fiumi suddetti dovevano avere un'ampiezza ed una profondità assai maggiore delle odierne, come mostrano le adiacenze del Garigliano, del Volturno, del Sarno, del Sinno, dell'Acri,