Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Napoli', Gustavo Strafforello

   

Pagina (445/475)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (445/475)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Mandamenti e Comuni del Circondario di Pozzuoli
   421
   della Repubblica, in un con Baja e l'intiera amenissirna regione, il luogo di villeggiatura della nobiltà romana, come abbiamo visto più sopra.
   Poco leggiamo di Pozzuoli nell'istoria durante gli ultimi periodi dell'Impero romano, ma havvi ragione di supporre ch'essa continuò ad essere una città florida e popolosa. Trajano nè restaurò con le mura una porta ed Antonino Pio ricostruì sei piloni del suo molo, abbattuti dalle onde. Col cadere però dell'Impero scadde anch'essa dal suo antico splendore. Nel 410 di C. fu messa a sacco ed a fuoco da Alarico re dei Goti e successivamente ila Genserico e da Potila, sì che rimase per sedici anni deserta ed abbandonata. Fu poi ripopolata dai Napoletani, ma messa di bel nuovo a ferro e a fuoco da Grimoaldo li duca (li Benevento, Nel secolo X fu saccheggiata dai Saraceni. Se ne impadronì poi Giovanni duca di Napoli; ma nel 1550 fu distrutta dai Turchi.
   Al furore degli uomini si accoppiò quello degli elementi. L'eruzione della Solfatara nel 1190, i terremoti del 1448 e 1538, il diluvio del 1696 e le periodiche invasioni del mare, tutto contribuì alla sua rovina; e l'odierna Pozzuoli non è più che lo scheletro della grande antica, i cui avanzi giacciono sparsi nei dintorni, lungo la spiaggia e nel mare stesso come abbiamo visto.
   L'imperatore Federico II vi prendeva i bagni quando fu scomunicato. Il Petrarca la visitò col suo amico Barbato di Sulmona e vi ammirò una guerriera di nome Maria, dotata di un coraggio e di una forza prodigiosa. Il Sannazzaro vi accompagnò Gon-salvo da Cordova, il Gran Capitano, reduce dalle vittorie di Seminara e di Cerignola. Uno dei figli dì Gilberto di Montpensier, spinto dal desiderio di vedere la tomba paterna, accorse a Pozzuoli e fu tanta la commozione del giovine all'aspetto della salma del genitore che cadde morto sullo stesso sepolcro.
   Il celebre ammiraglio Doria ebbe una villa in Pozzuoli, per far piacere al viceré • Pietro di Toledo. 11 quale, per dileguare il terrore cagionato dall'eruzione di monte Nuovo, fece fabbricare un palazzo siili altura che domina il porto colle ricchezze conquistate in Africa dal tiglio Garda.
   Coli, elett. Pozzuoli — Dioc. Pozzuoli e Napoli — P3, T., Str. ferr., Tr. e Scalo mariti.
   Pianura (4096 ab.). — Sorge a 180 metri d'altezza, appiè dell'altura tufacea su cui sorge la già descritta celebre Certosa di Camahloli e all'estremità nord-est di un antico cratere del perimetro di 7 chilometri; ha territorio ferace di vini pregiati e copioso di pascoli, nei quali alimentasi in buon numero il bestiame lanuto, delle cui lane si fa traffico in Napoli. Nel suolo, quasi tutto vulcanico, trovansi cave di ottimo piperno (lava trachitica). Yi si veggono avanzi di antichità romane.
   Coli, elett. Napoli I — Dioc. Pozzuoli — P2 e T. locali, Str. ferr. a Napoli.
   Soccavo (2487 ab.). — All'altezza di 94 metri dal livello del mare, a 8 chilometri (la Pozzuoli e a circa 4 da Napoli, in amena valle e in territorio ferace e ben coltivato, intersecato da buone e comode strade, fra il piovente meridionale del monte Camahloli e le colline del Voniero, di Posillipo e di Agnano. Nei due centri principali due pozzi con ottima acqua sorgiva. Molte frutta e buoni vini da pasto; cave di piperno. Commercio con Napoli e Pozzuoli.
   Coli, elett. Napoli I — Dioc. Pozzuoli — P1, T. e Str. ferr. a Napoli.
   ISOLA D'ISCHIA
   Omero, Pindaro e Virgilio la chiamarono Inarione soprapposta al gigante Tifeo ; fu anche detta Piteeusa da ttiso?, vale a dire dai grandi vasi di creta clic vi si fabbricavano nei tempi antichi del pari che nei moderni e per ultimo fu denominala Aenaria perchè vi dimorò Luca al dire di Plinio. Nel medioevo poi prese il nome (Yhcha, d'onde l'odierno d'Ischia.