37-2
Parte Quarta — Italia Meridionale
É la maggiore delle isole in vicinanza di Napoli, quasi dirimpetto a capo Miseno, col quale forma il confine settentrionale del golfo di Napoli, e dista circa 20 chilometri da Capri clic forma il limite meridionale del golfo. Fra essa e capo Miseno giace l'isola assai più piccola di Procida. La superficie considerata in piano è di circa 4388 ettari, e coi monti, i colli e le valli di 70 chilometri quadrati, con un circuito, compresi i seni, le «piaggio e le coste, di chilometri 30 e, senza le sinuosità, dì chilometri 28, presentando, nell'insieme, una forma grossolanamente romboidale od irregolarmente rettangolare. La popolazione dell'isola ascendeva, al 1° gennaio 1805, a 29,072 abitanti.
Origine dell'Isola d'Ischia. - È avvolta nel mistero di due leggende: la mitica e la scientifica. Nella prima Strabene, Timeo, Pindaro, Esiodo, Virgilio, Ovidio, Fulgenzio, Servio, Lucano e altri molti narrano ch'essa esisteva anticamente ed era sede dei giganti, fra i quali Tifco, fulminato da Giove, il quale se ne vendicò con vulcani e terremoti. Nella seconda, o scientifica, naturalisti e scien-
Aspetlo dell isola. — Ischia è l'isola più bella del golfo incantevole di Napoli. « Ischia (scrive Chevallev de Ilivaz) veduta dal continente o a certa distanza in mare rassomiglia una piramide che sorga maestosa dall'azzurro piano dell'onde, elevando il doppio vertice al cielo e compone il più grandioso e fantastico prospetto che si possa riguardare; ma, varcato il canal di Procida, ti si scopre nel pieno di sua bellezza. A scirocco e a levante, vestite della vegetazione più rigogliosa, le colline si estollono gradatamente ad anfiteatro fino all'eccelso Epomeo che grandeggia fra esse, e, stagliato quasi a piombo in cima verso nord, discende a ovest in un piano declive finché termina in un piccol cono detto di Vico (fig. 233).
« Qui verdi boschi e vigneti che ammantano i colli e serpono per la montagna, là sterili roccie sceme di ogni splendore e sopravi i due cocuzzoli dell'Eponieo in mirabil contrasto. E come li avvicini all'isola, qui promontori!, là baie, poi colli, poi monti si aprono ad uno ad uno allo sguardo, sempre nuovi, sfoggiati e dilettosi, sparsi qua e là di terre, di casali e di ville, la cui bianchezza sì ben campeggia in quella freschissima verdura. Cotanta varietà di siti, cotal ricchezza di vedute ti effondono per gli occhi al cuore una dolcezza, un'emozione inesplicabile che al toccar del lido di quest'isola fortunata crescono a mille doppii per la salubrità dell'aere tuttor temperato ila soavissimo venticello fin nei più forti ardori estivi. Le quali cose attentamente osservando, non è chi subito non divisi non esser forse al inondo un'altra Ischia ove in lido sì breve piacque alla Provvidenza profondere a piena mano tante bellezze ed incanti che la rendono la prediletta della natura ».
Anche il celebre vescovo e filosofo inglese Berkeley, clic passò l'estate del 1717 nell'isola di Ischia, la descrive, ili una lettera al grande poeta Pope, coi colori più smaglianti, qualificandola an epitome oj the whoìe Earth (un epitome di tutta la terra).
/iati, nelle loro esperienze, confermate dai moderni geologi, hanno opinato che in uno dei tanti cataclismi della natura durante l'epoca terziaria — vale a dire al chiudersi del periodo pliocenico ed al principio del neozoico o continentale — l'isola emerse per forza del fuoco interno
behia nel Tirreno in tre periodi diversi: sotto-
Fig. 232. — Carta dell'Isola d'Ischia.
marino, sojiramarino preistorico e sopra-marino storico, crescendo man mano con le lave vulcaniche dei coni centrali e laterali di eruzione, le quali formarono i suoi monti e le sue valli, i suoi massi di basalto e di tracbite, di scorie e di stratificazioni dì pomici e di tufo. Tali sono le induzioni scientifiche sulla formazione dell'isola d'Ischia del dott. V. Morgeva compemiiate da V. Mirabella nelle sue recenti Notizie intorno all'Isola d'Ischia.