Mandamenti e Comuni del Circondario di Pozzuoli
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di mirti, ginestre, lentischi e simili arbusti. « Tale è la forza del suo vergine suolo (dicci! principe dei geologi, sir Carlo Lyell), che gli arbusti son quasi arborescenti, e il crescere di alcune delle più piccole piante silvestri fu cosi rigoglioso che i botanici duraron fatica a riconoscer le specie ». Credesi che questo cratere fosse formato da un'eruzione. Il torrente di lava vomitato alla sua base attraversa la strada fra Ischia e Casamicciola e puossi riconoscere sino al mare dalle masse ds pomici e ceneri che ingombrano la superficie. Altra corrente eruppe dal settentrione del cono, ove puossi esaminare la sua struttura composta di letti di scorie, pomici e lapilli in cui sono incastrati grandi massi di lava trachitica. Un sentiero serpeggiante conduce in fondo al cratere.
L'Epomeo, — La strada costeggia poi il lato occidentale del suddetto monte Rotaro e passa a sinistra del bel cratere estinto del Montagnone con bella veduta del mare sino a Capri. Lasciando la strada si piglia un sentiero fiancheggiato per un tratto da un acquedotto che reca l'acqua dall'Epomeo alla città d'Ischia. I vigneti rimangono ora addietro cedendo il luogo ai castagni a cui sottentrano ben presto le roccio nude. Si lasciano addietro Fiajano, Piejo, Barano, Fontana e si arriva al Romitaggio od all'Eremo di San Nicolò, la cima dell'Epomco a 792 metri dal livello del mare; ivi è una chiesetta tagliala nel tufo con la statua in marmo di San Nicolò ed una serie di celle (1). L'eremita offre pane e buon vino a pagamento ed un registro per inscriversi.
Il miglior punto di vista è dal cosideito Belvedere, di un metro appena di larghezza, con un panorama maraviglioso di oltre 80 miglia marittime. A sud e a ovest l'orizzonte è confinato dal mare in cui giacciono le isolette rocciose di Ponza e di Ventotene ; a nord la linea costiera è visìbile sino a! promontorio Circeo e lo sguardo scorre estatico su Terracina, Gaeta, Cuma, i golfi di Pozzuoli e di Napoli e il Vesuvio, il tutto con a ridosso la catena nevosa degli Aponnini. Più oltre a est Sorrento e Capri ed al di là di monte Sant'Angelo il golfo luminoso di Salerno. Immediatamente a piedi l'isola d'Ischia stessa come una carta in rilievo : « L'Epomeo (scrisse Io Stoppani nel suo classico Bel Paese) fu in grande attività dal 30 al 45 av. C. : riposò quindi tredici secoli finché ridestossi nel 13021... Se l'Epomeo, che dorme da 600 anni, si avesse a risvegliare da qui ad altri 700 anni non farebbe nò più né meno di quanto ha già fatto
Riandiamo brevemente l'istoria. Timeo di Taormina lasciò scritto che poco prima dell'età sua (vale a dire nel secolo IV av. C.) l'Epomeo, scosso dai tremuoti, eruttò fuoco e sollevò il terreno che trovavasi fra esso e il mare. Questo terreno ricadde poi a nio' di turbine e il mare, dopo di essersi ritirato per lo spazio di tre Stalli, inondò l'isola. Gli abitanti del continente, sgomenti dall'orrendo frastuono che accompagnò questo turbine, fuggirono addentro nella Campania (Stiu-bone, v, 9). Altri scrittori citano altre eruzioni dell'Epomco sotto il consolato di Sesto Giulio Cesare e di L. Marcio Filippo (91 av. G.), ed ai tempi degli imperatori Tito, Antonino e Diocleziano. Nel 1228, sotto il regno dell'imperatore Federico, l'Epomeo infuriò sì fattamente che Riccardo da San Germano ebbe a scrivere: Eodem mense julii mons Iselae suhversus esl et operilit in casalibus sub eo degentes fere septingentes homines inter viros et mulieres. Ma più famosa ancora fu l'eruzione scoppiata, al dir dell'Elisio e del Bocci, nel 1301, e, secondo Giovanni Villani (Istor. Fior., vm, 53) e Tolomeo Fiadoni, lucchese, citato da Alessandro Humboldt nel Cosmos (ìx, 478) nel 1302. Quest'eruzione durò non meno di 2 mesi, cagionando molti danni e rovine e costringendo porzione di quelli abitanti a riparar nelle vicine isole ili Procida e di Capri, a Napoli, a Baja e a Pozzuoli. Vuoisi clic allora rimanesse colà sepolta la città di Geronda. Dei terremoti che desolarono Ischia e delle sue acque salutari, tratteremo sotto Casamicciola e Porto o Bagno d'Ischia. Toccheremo solo qui in genere delle acque minerali.
Acque minerali. — Esse sono le più forti e le più efficaci dell'Europa. Niun luogo, a dir vero, nel mondo contiene un tal numero di sorgenti termali molto dello quali vanno disperse che formerebbero la fortuna dì qualsiasi città dell'Europa continentale. Spicciano dal terreno ad una temperatura altissima e contengono quantità straordinarie d'idroclorati, di solfati e di carbonati di
(1) Codeste celle furono fatte scavare nel tufo da un tedesco, Herr von Arguti], il quale era, sotto Carlo UT, comandante della fortezza d'Ischia, ed, a cagione di una guarigione miracolosa, passò in esse, come eremita, con dodici confratelli eremiti anch'essi, il rimanente della sua vita,
54 — La, Patria, voi. IV.