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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Pozzuoli
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   Cenni storici. — Ischia fu colonizzata primamente dai Greci della Galcide e dell'Eretria, sia simultaneamente od anco prima della fondazione di Gurna sul prossimo continente e la colonia raggiunse una grande prosperità, ma ebhe poi molto a soffrire per gli interni dissidii, finche fu costretta da ultimo ad abbandonar l'isola a cagione dei violenti trcmuoli e delle eruzioni vulcaniche (Liv., vili, 22; Strab., v, p. 248). Esse sono evidentemente le stesse descritte da Timeo il quale dice che il monte Epomeo, nel centro dell'isola, vomitò fiamme ed una grande quantità di ceneri e che porzione dell'isola fra la montagna e la costa fu spìnta a forza nel mare (Timeo ap. Strab., v, p. 248). Gli stessi fenomeni son riferiti con qualche variante da Plinio (ii, 88).
   In un periodo posteriore una nuova colonia fu stabilita nell'isola d'Ischia da Jerone, tiranno di Siracusa, probabilmente dopo la sua grande vittoria navale sui Tirreni nel 471 av. C.; rna anche questi nuovi coloni furono costretti a lasciare l'isola per la medesima cagione dei tremuoti e delle eruzioni vulcaniche (Strab., I. e. ; Mommsen, Unter Ilalischen Budeìite, p. 198). Dopo la loro partenza Ischia fu occupata dai Napoletani e Seillace (§ IO, p. 3) ne parla come contenente a' di suoi una città greca. Essa continuò probabilmente a dipendere quindi innanzi da Napoli, e ignoto è il periodo in cui cadde in potere dei Romani ; ma noi la troviamo in tempi posteriori formante parte della proprietà pubblica dello Stato romano, finche Angusto la cede di bel nuovo ai Napoletani in cambio dell'isola di Capri (Svet., Aug., 92). Noi quasi non abbiamo altre notizie ulteriori sulla sua condizione, ma pare si riavesse da'suoi disastri,'quantunque soggetta sempre ai tremuoti ed ai fenomeni occasionali di carattere vulcanico. Alla medesima causa andò debitrice delle sorgenti termali molto frequentate per le loro proprietà medicali.
   Strabone parla della fertilità dell'isola e delle miniere d'oro coltivate dai primitivi coloni; ma ci parrebbe clic la non godesse mai di un alto grado di prosperità o d'importanza sotto ì Romani, poscia» il suo nome è mentovato di rado. Verso la fine della Repubblica romana l'Epomeo offrì lo spettacolo di nuovi incendii i quali misero in fuga gli abitanti come di bel nuovo sotto i regni di Tito, di Antonino e di Diocleziano. Dopo la caduta dell'Impero romano Ischia segui la sorte di Roma. Nell'813 e poscia nell'847 fu assalila dai Saraceni ; e nel 1135 fu saccheggiata dai Pisani avviati ad Amalfi. Nel 1191 Arrigo VI se ne impadronì, e durante il regno di suo figlio Federico II, svevo, Giovanni Caracciolo, suo generale e comandante del castello, preferì di lasciarsi ardere vivo piuttosto ehe arrendersi alle truppe guelfe di Ottone IV. In quel tempo un violento freninolo uccise 700 persone.
   Nel 1282 Ischia si ribellò con la Sicilia a Carlo I d'Angiò; ma nel 1299 fu riacquistata da Carlo II, il quale punì gli abitanti della loro ribellione, inviando 400 soldati a tagliare i loro alberi e le viti. Due anni dopo (nel 1301) l'Epomeo fece improvvisamente uno sforzo supremo. In quell'eruzione, che durò ben due mesi, proruppe la lava dell'arso o dalle cosidettc Cremale. Tutta l'isola fu devastata e degli abitanti parte si pose in salvo con la fuga e parte perì miseramente.
   Nel 1389 Ladislao sconfisse Luigi II d'Angiò in una battaglia combattuta presso il cratere sudde-scritto di monte Rotaro Nel secolo XV Alfonso I, nella guerra contro Giovanna II, s'impadroni dell'isola, la fortificò, ne espulse gli abitanti maschi e costrinse le loro mogli e figliuole a sposare i suoi soldati. Alla sua morte nel 1458, Giovanni Toreglia, cugino di Lucrezia d'Alagni, si proclamò aderente del re Renato e tenne l'isola contro Ferdinando I sino al 1463, nel qual anno la vendè alla Corona per 50,000 ducati. Nel 1495 Ferdinando II si ritirò in Ischia con sua zia Giovanna, divenuta sua sposa a 14 anni, abbandonando Napoli al suo rivale Carlo Vili. 11 re giunse davanti al castello d'Ischia con quattordici galee; ma il castellano Giusto della Caudina, un catalano, noi volle ricevere, finché condiscese da ultimo ad ammettere soltanto il re e la regina. Ferdinando allora sbarcò, ma come prima ebbe messo il piede nel castello (fig. 235), sguainò la spada ed uccise li su due piedi il castellano, il che sgomentò sì fattamente la guarnigione che essa non oppose pili resistenza al seguito del re.
   Nel 1501, suo zio e successore Federico si ritirò in Ischia con la regina e i figliuoli, accompagnato dalle sorelle Beatrice, vedova dì Matteo Corvino, re di Ungheria, ed Isabella, vedova di Gian Galeazzo Visconti. Rimasero tutti nel castello, finché il re andò in Francia e si arrese a Luigi XII in persona, cotalcliò si può dire clic il castello d'Ischia fu testimone dell'estinzione della dinastia Aragonese. '