Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Bari - Lecce - Potenza', Gustavo Strafforello

   

Pagina (396/407)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (396/407)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   .Mi l'ai(<¦ (.limitu liuti» Meri    Cenni sturici. Venusia. ora Vi nosa, ora nn'mitica città dell'Apuli», situata mila via Appia, a circa 10 rhilomelri a sml dal fiume Au/idus, ora Ofanto. Kra si prossima alle frontiere della Lucania che, al dire di Orazio, era dubbio se appartenesse propria niente alla Lucania od all'Apulia, ed il territorio della citta assegnato alla colonia romana comprendeva porzioni di quello di ambedue le nazioni. Questa dichiarazione del Veiiosino lascia in dubbio a qual popolo appartenesse in origine Venosa, quantunque sia più probabile, che fosse mia città apula e ricevesse soltanto un anniento di territorio dalla Lucania. Ed infatti, scrittori posteriori l'assegnarono distintamente all'Apulia.
   Ma non se ne trova menzione nell'istoria sino alla sua conquista pel console romano L. l'ostinino nel 202 av. (!., in cui leggiamo ch'essa era una città popolosa e importante. Una gran parte degli abitanti fu passata a lil di spada e poco appresso vi fu, per ordine del Senato, stabilita una colonia romana.
   I coloni vuoisi ascendessero a 20,000, il elio deve essere un errore od un'esagerazione; ma par non abbiavi dubbio che la colonia divenisse florida e popolosa si da render servigi importanti allo Stato Romano durante la Seconda Guerra l'unica. A Venosa infatti riparò con 700 cavalli il console Terenzio Vairone dopo la grande sconfitta di Canne (210 av. C.) e in Venosa velinogli fatto raccogliere a poco a poco 400 tra fanti e cavalli. I Vcnosini gareggiarono nel dar prova della loro profonda devozione ai Romani somministrando loro vesti, armi e altri oggetti necessari.
   E di bel nuovo, in un periodo posteriore della guerra, quando tante altre colonie romane mostraronsi impotenti a soddisfare le esigenze reiterate del Senato romano, i Venosini furon fra quelli che continuarono a serbarsi devoti dichiarandosi pronti a somministrar uomini e viveri.
   Dopo questa e parecchie successive campagne Venosa divenne il quartiere generale dei comandanti romani nell'Apulia. Ma la colonia soffri grandemente per tutti questi sforzi reiterati e nel 200 av. C., terminata la guerra, fu necessario rinvigorire le sue forze esauste con un nuovo corpo di coloni.
   Da quel tempo Venosa par continuasse sempre ad essere una florida città ed mia delle più ragguardevoli in quella parte d'Italia. Ebbe una parte importante nella Guerra Sociale, a cui partecipò di buon'ora e divenne uno dei baluardi principali degli alleati nel mezzodì d'Italia.
   Nel secondo anno della guerra il suo territorio fu devastato dal pretore romano Cosconio, ma non sì legge che la città cadesse nelle sue mani. Ad ogni modo la non ebbe molto a soffrire posciachè Appiano la descrive in seguito quale una delle più floride città d'Italia; e Strabone altresì la pone fra le poche città di quella regione che conservarono la loro importanza a' dì suoi.
   Sotto il Triumvirato ricevè una colonia di veterani e par conservasse il grado coloniale sotto l'Impero, come leggiamo in Plinio e nelle iscrizioni.
   La situazione di Venosa sulla via Appia contribuì non ha dubbio alla sua prosperità e Cicerone ne fa spesso menzione come di un consueto luogo di sosta o tappa nel viaggio da Roma a Brindisi. Sembra invero che il grande oratore vi avesse una villa dacché una delle sue lettere porta la data de ìretiusio.
   Ma la rinomanza principale di Venosa deriva indubbiamente dall'aver dato i natali ad Orazio che vi nacque, come già abbiam detto, nel G5 av. C. nel consolato di L. Manlio Torquato e L. Aurelio Cotta. Le opere del grande poeta abbondano di allusioni alle vicinanze della sua città natia, la fontana di Brundusio, le selve di monte Vulture, come già abbiam visto, ecc. Ma non pare cb'ei dimorasse mai in Venosa nella sua età avanzata, non vi possedendo più il podere paterno confiscato nelle guerre civili.
   Nulla sappiam di Venosa sotto l'Impero, ma è certo dal Liber Coloniarum, che ne fa menzione fra le Civitates Apuliae e dagli Itinerari ch'essa continuò ad esistere