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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   7 l'arte Quarta — Italia Meridionale
   alla penisola stessa, ma all'intiera porzione sud-est dell'Italia dalle frontiere della Lucania al promontorio del Gargano, comprendendovi così la maggior parte dell'Apuli» del pari che la Calabria.
   Erodoto pare al fermo abbia considerato PApulia come parte della .Tapigia, ma non ha nome distinto per la penisola stessa. Nò egli né Tucidide adoperano mai Mesmpia pel nome del paese, ma ambedue parlano dei Messapii come di una tribù o nazione degli abitanti natii a cui applicano il nome generico di Jupiyìi.
   I Calabri — i quali par fossero identificati dai Greci coi .Messapii — ebbero primamente il nome di Calabri dai Romani. Essi abitavano la metà settentrionale e l'interno della penisola sino ai contini dei Peucezii e formavano evidentemente la più potente delle due tribù (i Salentini), di che il nome di Calabria fu adottato a grado a grado dai Romani per significare l'intiero distretto nell'istessa guisa che i Greci avevano adottato quello di Messapia. Quest'uso fu stabilito fermamente prima del tempo di Angusto.
   La Calabria, definita in tal modo, era confinata a ovest da una linea tirata da ira mare all'altro, principiante dal golfo di Taranto un po' a ovest di quella città e sten-dentesi, a traverso la penisola, alla costa dell'Adriatico fra Egnatia (rovine presso Fasano in provincia e circondario di Bari) e Bntndusium (Brindisi). Di tal modo la Calabria antica aveva pressoché la medesima estensione dell'odierna Terra d'Otranto o provincia di Lecce-
   Ma, non essendo definito da alcuna configurazione naturale, il confine non può essere determinato con precisione, e, per fini amministrativi, Viiriò probabilmente secondo i tempi. Per tal modo, noi vediamo Frontino comprendere nella Provincia Colubrine parecchie città dei Peucezii che, secondo la suddetta linea di separazione, appartengono all'Apuliae pare infatti le fossero comunemente attribuite. La stessa osservazione applicasi alla lista dei Calabrornm mediterranei di Plinio, ed è invero probàbile che i Calabri, o Messapii, si stendessero in origine più oltre a ovest del limite arbitrario fissato così dai geografi.
   Strabene pare abbia considerato l'istmo (com'egli lo chiama) fra Brindisi e Taranto come segnato dalla natura più di quel che in realtà 11011 sia; egli stabilisce la sua larghezza in 310 stadii, che è meno della vera distanza fra le due città, ma assai più della larghezza odierna misurata in linea retta da mare a mare, la quale non oltrepassa i 250 stadii. Ciò non è però che inferiore di poco alla larghezza media della provincia, la quale si avrebbe invero a definire più propriamente un gran promontorio piuttostocliè una penisola nello stretto senso della parola.
   L'intiero spazio compreso fra questi limiti a ovest e il promontorio -Japigio è molto uniforme ne' suoi caratteri fisici. Esso non contiene montagne ed appena qualche collina di altezza cospicua, non occupando la regione aspra e collinosa che attraversa la parte meridionale dell' Apulia che un picciol tratto li eli' estremo nord-ovest della Calabria intorno alle odierne città di Ostimi e di (.'eglie che abbiani già descritte nella provincia di Lecce, circondario di Brindisi. Di là al promontorio Japigio (ora Capo di Leuca) non vi ha una sola eminenza cospicua, essendo l'intiero spazio occultato da larghe e vagamente ondulanti colline di pochissima elevazione, sì che la città di Oria (l'antica Ili/ria), che sorge sur un colle di mediocre altezza presso il centro della penisola, ha la veduta ininterrotta del mare ai due lati. Quindi Virgilio descrisse giustamente lo appressarsi all'Italia da questa parte obscuros colles humilenujue Italiani
   II terreno è quasi intieramente calcareo, composto di un calcare terziario tenero che trattiene l'acqua sì che non iscorre che qualche rivolo nell'intiera provincia. Ma, nonostante la sua aridità e l'ardore estivo del clima, il paese era in passalo feracissimo ed ò descritto da Strabene come fiorente e popolatissiino, quantunque molto scaduto a! dì suoi dalla pristina prosperità.