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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Calabria
   3
   II suolo è atto principalmente alla cultura dell'ulivo, e l'olio della Calabria, come andò rinomato nei tempi antichi, è così sempre a' dì nostri; ma esso produceva, come produce tuttora, ottimi vini, frutta di varie specie in gran copia, miele e lana finissima. Senonchè, pei calori eccessivi dell'estate, era necessario spingere in quella stagione le greggie nelle montagne e nelle alte valli della Lucania. Virgilio osserva che la Calabria era infestata da serpenti più micidiali ili quelli delle altre parti d'Italia.
   Un'altra fonte di ricchezza pei Calabri era la loro ottima razza cavallina da cui Tarentini traevano la loro eccellente cavalleria, per la quale andarono lungamente rinomati. Anche nel III secolo av. C., narra Polibio, che gli Apuli e i Messapii potevano scendere in campo con non meno di 16.000 cavalli. Ed anche al dì d'oggi la l'erra d'Otranto, o provincia di Lecce, è una delle più fertili e delle più fittamente popolate Provincie dell'Italia meridionale.
   Coinè abbiamo detto, la popolazione della penisola calabra consisteva in due tribù o nazioni diverse: i Messapii, o Calabri propriamente detti, e i Salentini, di cui già abbiamo trattato in addietro. Ma pare non abbiavi ragione di supporre che codeste razze fossero originariamente od essenzialmente distinte. Abbiamo invero due relazioni diverse intorno alla origine dei Messapii: una che li rappresenta quale un popolo affine ai Dauniì e ai Peucezii e condotti in Italia, in un con essi, dai figliuoli di Licaone: Japige, Dannio e l'eucezio. L'altra relazione fa di Japige un figliuolo di Dedalo e il capo ili una colonia cretense; il che evidentemente non è che un'altra versione della leggenda tramandataci da Erodoto, secondo la quale i Cretensi, che avevano formato l'esercito di Minosse, furono gettati, al loro ritorno dalla Sicilia, sulle coste della Japigia e stabilironsi nell'interna della penisola, ove fondarono la città di Ibjria (ora Oria) ed assunsero il nome di Messapii.
   Anche i Salentini sono rappresentati come Cretensi associati ai Locrii e agli Illirici; ma la loro migrazione è collocata assai tardi, al tempo d' I doni eneo, dopo la guerra trojana. Senza annettere alcun valore storico a queste testimonianze, esse possono però venire considerate come rappresentanti il fatto che la popolazione di quella penisola era strettamente connessa a quella delle sponde opposte del mare •Tonio ed apparteneva alla stessa famiglia con quelle razze pre-elleniche, comprese comunemente sotto la denominazione di l'ela.sgiche.
   La leggenda ricordata, dal suddetto Antioco, che li collegava ai Bottii della Macedonia, pare accenni alla medesima origine e riceve conferma dalle indagini recenti dell'illustre Mommsen nei residui del linguaggio parlato dalle tribù natie in questa parte d'Italia, indagini che hanno assodato pienamente il fatto che il dialetto dei Messapii, o Japigii, non aveva che una analogia lontanissima con quelli delle razze osche od ausonie!)e ed era assai più prossimamente affine al greco, col quale invero pare avesse quella medesima attinenza che aveva coi natii dialetti della Macedonia o della Creta.
   Seleuco, il grammatico alessandrino che fiorì intorno il 100 av. C., pare abbia conservato alcuni vocaboli di codesto linguaggio e Strabene riferisce che la lingua mes-sapica era sempre parlata ai dì suoi; le numerose iscrizioni sepolcrali esistenti tuttora si possono assegnare, la più parte, agli ultimi tempi della Repubblica romana.
   Questa stretta relazione con le razze elleniche spiegherebbe la facilità onde i Messapii pare adottassero i costumi e le arti degli immigranti greci, mentre la loro diversità nazionale era sempre tale da indurre i coloni greci a considerarli come barbari. Una quistione fu però suscitata, se i Calabri fossero in origine del medesimo ceppo con gli altri abitanti della penisola e il dotto Niebuhr propende a considerarli quali intrusi di razza osca. Ma le indagini preaccennate sembrano contraddire a questa congettura e stabiliscono il fatto che i Calabri e i Messapii erano della stessa tribù. Il nome dì Calabri (KaÀafìpQ riuviensi per la prima volta in Polibio; ma è da notare