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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MatiiUtmt'titì c Comuni del Circondario di Paola
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   L'interno dell'abitato è in buone condizioni, con parecchie fontane di acqua freschissima. È in parte attraversato dalla via rotabile, la quale, costeggiando prima (sempre in vista del mare) le falde di una montagna ed internandosi poscia nelle contrade Viscigliosa e Gelsi tra alti e fronzuti ulivi, sbocca nell'ampia spiaggia e cougiunge il Comune con la stazione ferroviaria. Maestosa è la facciata della chiesa ¦arrocchiale, artistica e molto bene decorata internamente. Imponente, per la sua vetustà e grandezza, il palazzo del principe Spinelli, ove presero stanza i Francesi. Poco distante dall'abitato, in bel sito, si costrusse, nel 1500, un ampio convento di Francescani, conservato tuttora in buone condizioni; bella ed artistica assai ne è la chiesa, ove si ammirano vani decenti altari ed ottime decorazioni di quel secolo. Ajcta ha pure un bel Camposanto, un Ospedale, un Monte di pietà, una Società operaia di mutuo soccorso, con un patrimonio di 10.000 lire ed una deliziosa villetta in ampia prospettiva.
   A 12 chilometri da Ajeta, sulla frontiera (lei territorio Calabro, si vede una spiaggia popolata di eleganti casini, ricca di giardini con fichi, vigneti, gelsi ed aranci, di una larga estensione, che per più chilometri corre in linea retta. È quella l'antica Plaga Sclavorum, l'odierna Praja di Aieta. E intersecata da un fi untar elio ed attraversata dalla rete ferroviaria mediterranea. Il monte, che siede a cavaliere del vasto lido ed in gran parte domina il delizioso paesetto, contiene nel suo grembo un'ampia grotta, ove si adora l'immagine di Maria SS. sotto il titolo appunto di Nostra Donna della Grotta. Prima salivasi al santuario per un'erta collina, distinta in più tese. Oggidì una magnifica scalinata, cinta da forti mura, simmetricamente interrotta di quando in quando da riposi o pianerottoli inselciati di pietre marine e talora muniti di bei sedili di pietre intagliate, rende agevole e deliziosa la via per ascendervi; cosicché, posandosi di tratto m tratto il passeggiero su quei seggi, può a suo talento spaziar l'occhio in una lunghissima spiaggia, che offre punti veramente incantevoli e meravigliosi. Un gran portone forma l'ingresso al portentoso palagio creato dalla natura. La prima grotta che s'incontra offre un' altezza di 30 metri circa. In essa ammirasi una cupola altissima e sferica e giace un gran sasso, su cui piamente si crede che fosse stata collocata la statua di Nostra Donna da un padrone di bastimento nel 1326. Dal mezzo di questa prima grotta principia una gradinata di 47 gradini, per cui giungesi all'uscio della grotta grande. La figura di questa è triangolare, benché disuguale e non poco ottusa all'angolo del vertice; talché, figurando la porta posta in mezzo della base, nell'entrare, all'angolo sinistro, si apre un arco naturale, che illumina la metà del vasto recipiente e quindi per lo stesso piano conduce all'abitazione del rettore del santuario e a grotticelle che servono di stanze agli Oblati. Il fine dell'angolo destro viene anche rotto da un arco, che guarda il mare da mezzodì e sotto quest'arco è situata la cappella della Vergine, parecchi altri decenti altari ed nua piccola sagrestia. L'altezza e grandezza della grotta è considerevole: basta dire che corrisponde al concavo seno dell'alta e spaziosa montagna. Il lume vi piove chiarissimo e dal mezzo dei Pincioni cade una stilla perenne d'acqua limpida, che riempie continuamente un pozzo scavato in mezzo della stessa. Desta sublime meraviglia il veder composte di nudo sasso la soffitta, le mura e il pavimento. 11 cardinale Spinelli, arcivescovo di Napoli, fu a visitare la portentosa grotta e vi celebrò messa.
   Alla distanza di chilometri 1 1/2 dal lido di Praja sorge, in direzione sud-ovest, una romantica isola, che si specchia coi suoi sempre verdi cespugli nelle azzurre onde del Tirreno. E di proprietà del Comune di Ajeta. Ha la circonferenza di 2 chilometri e la forma quasi triangolare. Bella, storica, si chiama Dina o Dino da i\\i Aediua, ossia tempietto sacro alla pagana diva degli amori, di cui esistono i ruderi. Nel seno, dal lato di mezzodì, contiene due grotte azzurre, preferibili a quante se ne conoscono e visitate spesso dagli Inglesi.