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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondario di Rossano
   della famosa Sibari nel 510 av. C. E singolare che le sponde di nn fiume ch'era stato testimone di una sì grande catastrofe, fosse scelto di nuovo dagli avanzi dei Sibariti espulsi, come già abbiamo narrato, dalla nuova colonia di Turio poco dopo la sua fondazione per sede del loro stabilimento. Essi parò non vi rimasero a lungo, cacciati e messi a lil di spada dai Barbari vicini. Il fiume Traem non nnviensi in alcuno dei geografi antichi; ma non vi può essere dubbio ch'esso è il fiume detto sempre Trionfo, che scaricasi nel gran golfo di Taranto poco lungi a est di Rossano e che dà il nome all'adiacente promontorio o capo di Trionfo.
   Muove il Trionto dalla montagna detta Lì Tartari sopra Longobueco ed ha circa 3S chilometri di corso, a mezzo il quale riceve un affluente quasi del medesimo volume. È FArenzano o Laurenzano che evidentemente, come osserva il Lenorniaiit, va debitore del suo nome all'antica città di Arintè od Ariantò, registrata da Eeateo di Mileto e da Ero diano fra le città degli Enotrii e che gli scrittori calabresi del Rinascimento, Barrio e Marafioti, hanno collocato, per mero capriccio e senza alcuna ragione plausibile, a Mottafollone (circondario di Castrovillari), fra San Sosti e San Marco Argentano. Ariantò era situata, dice Stefano Bisantino sulla scorta eli Ecateo, fra due corsi d'acqua vicini, vale a dire, sulla sponda sinistra dell'Arenzano. E dunque molto probabile che il suo sito fosse quello occupato ora da Bocchigliero nel mandamento di Campana, circondario dì Rossano, da cui dista 32 chilometri e nel cui territorio sono assai frequenti le scoperte di antichità.
   Tornando al Trionto soggiungeremo che il primo tratto del suo corso va da ovest ad est e, giunto a Longobueco, volge alquanto verso nord e più avanti decisamente al nord, correndo in quella direzione sino al mare, m cui sbocca con due rami ingrossati da alcuni torrenti. Lungo le sue sponde è una miniera di piombo solforato argentifero.
   Regione dal fiume Trionto al fiume Fiumenica, confine dei circondario di Rossano. — Varcato il Trionto si pon piede in una dello parti più ristrette delle lunghe gole di Rabula. Gli ultimi declivii delle estremità della serra di Ri paro sa, che staccasi dalla Sila, giungono sino al mare, non lasciando fra il loro piede e la spiaggia che un angusto passaggio alla strada e alla linea ferroviaria Taranto-Reggio Calabria che costeggiano avvicinandosi. Il paesaggio è selvatico e desolato e presenta quell'aspetto sinistro, dice il Lenormant, che Salvator Rosa, dopo aver gironzato fra le montagne della Calabria, si ò dilettato di riprodurre nei suoi dipinti.
   La torre di Santa Tecla ergesi solitaria e semidiruta sulla spiaggia alla foce di un torrente che precipitasi quasi a picco dalle montagne ed è a secco durante la state. Sulle roccie, nel fianco delle alture, siedono i poveri borghi di Crosia e Calopezzati, elie troveremo nel mandamento di Cropalati. Un po' oltre Calopezzati la spiaggia si allarga e, oltrepassate alcune piccole stazioni isolate in mezzo al deserto e al servizio di luoghi situati in lontananza nelle montagne come Pietrapaola e Campana, si arriva a Cariati, luoghi tutti che descriveremo più oltre.
   Oltrepassato Cariati, la natura ridiviene ridente e graziosa. I pendìi delle montagne sono coperti da una vegetazione rigogliosa. Costeggiando sempre la spiaggia, la ferrovia attraversa vigneti, grandi uliveti e ficheti. Si passa il torrente di Eiunienicà (con la punta omonima), l'antico fiume Tfi/lias (ricordato solo da Tucidide) che, durante la prosperità di Turio. formava il contine fra il suo territorio e quello di Crotona, come lo forma ora fra le provincie di Cosenza e di Catanzaro.
   Allo sbocco di questo fiume, ov'è ora la torre Eiumenicà, sorgeva il borgo romano di Paternum, registrato soltanto dall' Itinerario di Antonino, dal quale apprendiamo ch'era situato a 43 chilometri da Roscianum (ora Rossano), probabilmente non lungi dal capo dell'Alice, l'antico capo Crimissa, di cui dicemmo nella provincia di Catanzaro. Paternum fu sede vescovile nei primi tempi del Cristianesimo e pare fosse distrutta di buon'ora, non trovandosene più menzione nelle liste episcopali del secolo Vili.