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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Reggio Calabria - Catanzaro - Cosenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 258

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Rossano
   m
   durante le guerre gotiche, qual ben munita fortezza ed uno dei più importanti baluardi in questa parte d'Italia che incominciava a chiamarsi Calabria in luogo di Bruzio. Narra il suddetto Procopio che 'Potila se ne impadronì per poco tempo nel 548. Considerato come una delle chiavi della penisola del Bruzio, come il propugnacolo di questa parte estrema in cui il dominio dei Longobardi non riuscì mai a por radice. Se Autori loro re (585-90) vi fece un'incursione vittoriosa sino a Reggio Calabria, Rossano dovette però ricevere, alla fine del VI od al principio del VII secolo, una colonia greca destinata ad assicurarne il possesso all'Impero Bisantino. Annoverasi infatti come greco papa Giovanni VII (che vi nacque come vedremo) e che sedè sul trono pontificio dal 705 al 707.
   Nel 910 nacque in Rossano, da una delle primarie famiglie greche, il più illustre dei suoi figli, San Nilo, fondatore del monastero dei Basiliani a Tusculo, di cui scrisse in greco la biografia il suo conterraneo e discepolo, il beato Bartolomeo. Dopo la morte di sua moglie, nel 94(J, San Nilo abbracciò la vita monastica nell'Ordine di San Basilio e fece i voti davanti la prenientovata antica pittura bisantina che venerasi sempre nella cattedrale. Visse qual monaco a San Nazario presso Seminala e a San Mercurio presso l'almi. Fuggendo di là dai Saraceni riparò nel romitaggio di S. Michele ch'egli lasciò per divenire abate di Santa Maria del Patire presso Rossano. Di là fuggì di bel nuovo a Santa Lucia presso Montecassino e a Serperi presso Gaeta, cli'ei governò per dieci anni prima di fondare il magnifico convento di Grottaferrata, ove morì nel 1005 nella grave età di 95 anni. Nella chiesa di questo convento il Doineuichino dipinse due freschi mirabili, annoverati a buon diritto fra ì suoi migliori dipinti, uno rappresentante VAbboccamento di San Nilo coli'imperatore Ottone III, l'altro la Guarigione d'ima giovane ossessa mediante l'unzione coll'olio della lampada ardente davanti il sepolcro del santo.
   Tornando a Rossano soggiungeremo, col Lenormant, che la storia non ne fa più menzione sino ai grandi rivolgimenti del reame di Napoli nel secolo XIV. Noi ritroviamo allora questa città eretta in principato quasi indipendente e compresa nei vasti domini! feudali della potente famiglia Del Balzo (DesBaux), oriunda di Provenza (1200) e venuta in Italia con Carlo d'Angiò.
   Raimondo Del Balzo degli Orsini possedeva il principato di Rossano, del pari che quello di Taranto e il ducato di Bari. Ne fu erede suo figlio Gian Antonio; ma Ferdinando I d'Aragona, morto che fu il Del Balzo ribelle dopo di aver appoggiato il tentativo di Giovanni d'Angiò per impadronirsi della corona di Napoli, confiscò tutti i suoi possedimenti. Nel 1465 Ferdinando diede il ducato di Bari e il principato di Rossano a Francesco Sforza duca di Milano, il quale li retrocesse, l'anno successivo, al suo terzogenito Sforza Maria Visconti, fidanzato alla figlinola del re di Napoli. Il maritaggio non avvenne, ma il duca Sforza non ritenne però meno la sovranità del ducato e del principato, facendolo amministrare da un vice-duca dimorante a Bari. I suoi Stati non dipendevano dalla Corona di Napoli che per un legame leggerissimo di alta sovranità feudale, ma ili effètto erano indipendenti. Quando mori, nel 1479, il ducato e il principato passarono, col consenso di Ferdinando, a Lodovico il Moro duca di Milano, al quale furono momentaneamente confiscati da Alfonso II quando apprese l'appressarsi di Carlo VIII e il concorso prestato dal Moro al re di Francia. Dopo la ritirata dei Francesi il duca di Milano riannodò amicizia col re di Napoli, il quale gli restituì, nel 1497, Bari e Rossano. L'anno seguente Lodovico ne fece uri appannaggio pel suo figliuolo Sforza, il quale non aveva allora che tre anni, ma riserbandoseue l'amministrazione come reggente sino alla maggioi età del giovane principe.
   Alcuni anni dopo, quando Luigi XII scese in Italia per detronizzare Lodovico il Moro, questi, in procinto ili riparare in Allemagna, non tenue più conto dell'atto in forza del quale egli aveva trasmesso Bari e Rossano al figliuolo e cede il ducato col