Sicilia
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av. Cr. fiorirono Timeo storico, Teocrito, lo scrittore degli Militi, ed Archimede -m che basta aver nominalo. A' tempi dì Augusto visse Diodoro detto appunto il Siciliano, il quale compilò una storia universale, a cui diede il titolo di Biblioteca storica.
Già abbiamo \eduto come nella corte di Federico a Palermo, la letteratura rinasceva in Sicilia e la lingua italiana dava i primi vagiti: se non che per la morte ili Federico e le tragiche vicende toccate al figlio Manfredi ricadde nel buio per risorgere con Alfonso il Magnanimo che noi 1444 fondava l'Università eli Catania. Antonio Casseri ni da Noto portò di Grecia i codici di Platone e di Plutarco che tradusse in latino e reso alla intelligenza dei letterati mentre il suo conterraneo Giovanni Aurispa molti altri codici sparse e rese popolari in tutta Italia. Umanista celebre, vissuto molto tempo alla corte di Alfonso d'Aragona fu Antonio Beccadellì dotto il Panormita; fiorirono pure Niccolò Speciale, monsignor Ubertino de Marinis, Niccolò Tedeschi, Leonardo di Bartolomeo, celebre nello studio della giurisprudenza sacra e profana; il domenicano Salvo Cassetta matematico; Pietro Ranzano storico; Lucio Marineo filologo. La coltura delle menti si accrebbe nel secolo XVI mercè gli sludii sull'antica storia dell'isola, in cui si segnalarono lo storiografo di Carlo V, Claudio Arezzo da Siracusa, elio pubblicò un libro sul Sito della Sicilia; Tommaso Fazello clic scrisse la sua opera De rebus Siculis importantissima nella parte topografica; Francesco Maurolico, astronomo, che pubblicò di poi il Compendio delle cose di Sicilia.
Nel secolo XVII fece ricerche eruditissimo nella Sicilia Antonio De Amico; Rocco Pirri. dì cui d corpo fu scoperto dal prof. Stefano Vittorio Bozzo e dal coinm. abate Gioachino Di Marzo, nella chiesa dell'ex-monastero di Santa Elisabetta nel 1884, scrisse la Sicilia sacra; Filippo Parata che studiò la Sicilia nelle medaglie e nelle monete; Ottavio Gaetani e Agostino Inveges. Non furono trascurate per opera del domenicano Benedetto Castrone, di Gabriele Bonomo e Michelangelo Bardella le matematiche; di Andrea Cirino e Antonino Scilla, le scienze naturali; di Silvio Boccone e Francesco Cupani, le botaniche; di G. B. Odierna e G. Scala, le scienze astronomiche: di Giovali Filippo Ingrassia, che professò in Napoli, la medicina. Nel secolo XVIII Antonio Mongitore, prodigio di erudizione, lavorò nelle memorie storiche d, Sicilia; G. B. Caruso applicò la critica allo studio delle storie siciliane; Michele Del Giudice, Girolamo Settimo, Giovanni Di Giovanni, che compilò il codice diplomatico della Sicilia, Francesco Festa, Vito Cunico, Salvatore di Blasi, il principe di Torremuzza, lo Schiavo, il Gregorio non lasciarono di illustrare la Sicilia. Nel 1775 si fondò per opera dei privati la Biblioteca del Senato di Palermo; nella prima metà del secolo l'Università eli Palermo; si eresse l'Osservatorio astronomico nel Palazzo Reale e ne fu affidata la direzione al padre Piazzi; fu fondato l'Orto botanico in Palermo: riformata e meglio regolata l'Università eli Catania; fu fondato eia M, Gioeni il Seminario nautico, oggi Istituto nautico Gioeni-Trabia, che dà alla marina mercantile i più abili piloti. Verso la fine del secolo fiorirono Niccolò Speelalieri e Vincenzo Miceli; il primo celebre per alcune opere apologetiche; il secondo, filosofo metafisico, lasciò opere di gran pregio. Nulla diciamo degli uomini e delle opere che illustrarono la coltura siciliana nel secolo XIX; sono abbastanza noti per farne qui menzione e ci occorrerà parlarne nella trattazione delle Provincie e delle città ove nacquero. Ci basta qui ricordare Ruggero Settimo, l'insigne storico Michele Amari, testé defunto, l'illustre botanico Filippo Parlatore, lo storico letterario Paolo Emiliani Giudici, il geologo Gemmellaro, il poeta dialettale Giovanni Meli, ecc.; ed i viventi; economista Ferrara e romanziere Verga. Di Francesco Crispi, che governò per circa quattr'anni lo Stato, è sempre viva la memoria, e a lui succede un altro egregio siciliano, il marchese Di Rudinì.