Provincia di Palermo
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rivoli che scaturiscono dai monti Ficuzza e bagna Misilmeri — entrano tutti in mare a ovest del Termini.
VGreto (ì'Orethxs degli antichi) nasce nel territorio di Monreale, col nome di Jato, irriga il paradiso terrestre della Conca d'Oro e gittasi in mare nel golfo di Palermo. Transitavasi questo fiume presso Palermo sopra il grandissimo ponte detto Ammiraglio, perchè costruito nel 1113 per ordine di Giorgio d'Antiochia, grande ammiraglio di re Ruggero, fuori Porta Garibaldi. Ma avendo il fiume deviato col-l'andar del tempo ed essendo il ponte rimasto quasi all'asciutto, ne fu costruito un altro, detto delle Teste, vicinissimo al suddetto dell'Ammiraglio.
Un terzo ponte sull'Oreto è quello della strada ferrata; quindi, sempre sull'Oreto e a non molla distanza da Palermo, inarcatisi i ponti della Guadagna e della Grazia.
L'Oreto va rinomato per le vittorie di Gecilio Metello sui Cartaginesi e del generale greco Maniace sui Saraceni
Nel piovente meridionale è da notare il Belice, che va distinto in destro e sinistro e non appartiene che per poco alla provincia di Palermo. Il Belice di destra viene dalle allure di Campo reale, quello di sinistra nasce dai monti della Ficuzza. Gorre a sud finché diviene limite tra la provincia di Girgenti e quella di trapani sotto Poggioreale ove i contrafforti che racchiudono il suo bacino piuttosto ampio si accostano alla riva, e, dopo 1111 corso di circa 72 chilometri, sbocca nella cala del Cantone fra Mazzara e Sciacca.
Geologia e paleontologia — L'ampia feracissima pianura di Palermo, detta appropriatamente la Conca d'Oro, lieta ora di case, ville e giardini, fu, in età remotissime, coperta dalle acque del mare che lasciarono traccie della loro antica presenza, alle falde e sulle pendici stesse delle alte montagne.
Il suolo della pianura palermitana, dove si eccettuino dei massi erratici di pietra arenaria che incontransi in certi punti, è formato, sotto pochi piedi di terra vegetale e di trasporto, da due strati profondi di tufo calcare, copioso di avanzi fossili di molluschi, di polipi e di altri prodotti marini. Per la qual cosa, tra per la natura del terreno, per la sua forma e la sua poca elevazione dal livello presente del mare, per quei banchi e cumuli di sabbia, sparsi anch'essi di frantumi di conchiglie, com'anco per le grotte scavate evidentemente dalle onde appiè di quel monte, chiaro apparisce che tutta quella pianura fu, sino al principio dell'ultima epoca geologica, un seno di mare.
Fra le suddette grotte merita particolar menzione la così detta Grotta del Grifone, alle falde del monte di questo nome e a tre chilometri a sud da Palermo, la quale, da un'abbondante sorgente d'acqua e dal titolo della vicina chiesuola, addimandasi Mar Dolce, ovvero di San Ciro. Ivi, nel 1527, a' tempi dello storico siciliano Tommaso Fazello, fu chi credè aver trovato ossa di giganti; ma, scoperto in seguito un maggior deposito di dette ossa, fu tosto riconosciuto, per esame fattone dallo Scinà, e confermato dal celebre Cuvier, non esser altro che avanzi fossili di elefanti, ippopotami, bovi e altri animali trasportati dal mare e incrostati, in un coi frantumi delle conchiglie, a mo' di breccia ossea nel tufo calcare od ammucchiati, per mezzo la sciolta sabbia, nelle spelonche. Se ne trovano eziandio appiè dei monti che attorniano la pianura dal lato opposto.
Tutti codesti monti allo ingiro della pianura appartengono al periodo secondario,