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Gli Apostoli erano presenti insieme con grande moltitudine quando Gesù disse il celebre discorso della montagna (Mt. cap. 5, 6, 7). Seduto in cima al monte, Gesù aperse la bocca e cominciò col dire le beatitudini. Egli rovescia di un colpo i princìpi del mondo. Il mondo dice : Beati i ricchi, i gaudenti, i dominatori. Gesù dice: Beati i poveri, beati i miti, beati quelli che piangono. Egli sposta il punto di vista delle aspirazioni umane. Siate umili, egli dice, siate poveri, siate distaccati dai piaceri, per essere ricchi, grandi, felici, nell'altra vita. È come colui che rialza la fronte dell'umanità china verso la terra e le indica in cielo i suoi veri destini. A fondamento della perfezione cristiana Gesù pone la carità, cioè l'amore di Dio e del prossimo, e ne svolge minutamente i precetti.
Nel discorso del monte Gesù diede un insegnamento esplicito ed espose un corpo compiuto di dottrina. Col popolo egli soleva esporre le sue verità con metodo oggettivo ed intuitivo e soleva esprimersi per mezzo di parabole, che sono racconti di avvenimenti cornimi che racchiudono una verità di ordine spirituale per chi è disposto a riceverla.
Non si è d'accordo intorno al numero delle parabole: se ne contano almeno ventisei. Si ricordino le parabole del grano di senapa (Mt. 13, 31), splendida figura e predizione dei futuri progressi della Chiesa; quella dell'uomo ricco (Le. 12, 10), verissima pittura della vanità dei beni di questa vita; la parabola del buon Samaritano (Le. 10, 25), nella quale Gesù dà al Dottore della legge una magnifica lezione di carità e a noi una sapiente allegoria della caduta dell'uomo e dei rimedi a noi apprestati dalla carità divina (1).
(1) A titolo di sasrenn diimo qui una breve spiegazione
Il viandante che discende da Gerusalemme a Gerico è Adamo e con lui l'Umanità peccatrice, che dalla Gerusalemme celeste, dove non si pativa e non si moriva, è disceso giù tra le miserie di questo mondo. Quell'uomo, dice la parabola, s'imbattè nei ladroni che lo spogliarono, lo ferirono e lo lasciarono mezzo morto sul terreno. E così Adamo (e noi tutti in lui) s'imbattè nel demonio, che ci spogliò dei doni soprannaturali di Dio (grazia, integrità, scienza, immortalità, felicità); e nello spogliarci così ci ha pure feriti nelle nostre facoltà naturali : esse restarono ferite ed indebolite : e tosto apparvero in noi molte piaghe, cioè molti peccati. Spogliato dei doni soprannaturali e ferito nelle facoltà naturali, l'uomo giaceva sulla strada semivivo. Gli restava la ragione e la libera volontà, come un tenue filo di vita. Ma