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avevano dimenticato i grandi precetti e le virtù fondamentali: la carità, l'umiltà (1). I loro pregiudizi non permettevano di riconoscere in Gesù il Messia. Aspettavano un Messia, re temporale, cinto di gloria e potenza terrena, che facesse dominare Israele, il popolo di Dio, su tutti i popoli della terra. Gesù, re di un regno spirituale fondato sull'umiltà e carità, non rispondeva alle loro aspirazioni. La loro superbia fece loro chiudere gli occhi ai miracoli di Gesù e il cuore ai suoi insegnamenti. Essi presero a odiare Gesù e lo combatterono apertamente fino a tramarne la morte nelle adunanze del Sinedrio, che rappresentava l'autorità religiosa e civile (teocrazia).
Gesù nell'ultimo anno della sua predicazione, per premunire gli Apostoli contro lo scandalo della sua prossima morte in croce, fece per loro un grande miracolo: la Trasfigurazione (Mt. 17, 1).
Recatosi a Gerusalemme per la festa dei Tabernacoli operò un altro insigne miracolo: la guarigione del cieco nato (Giov. 9, 1), sotto gli occhi dei Giudei (2).
(1) Si legga la parabola del fariseo e del pubblicano (Le. 18, 10).
(2) Dinanzi al Tempio illuminato proclamò: « Io sono la luce del mondo; chi viene dietro- di me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita » (Giov. 8, 12). Ne sorse una disputa tra Gesù e i Farisei, e Gesù proclamò la sua divinità anche pi il chiaramente : « Prima che Abramo fosse, io- sono « (Giov. 8, 58). I Giudei presero pietre per lapidarlo, ma egli si sottrasse loro. L'indomani diede la prova della sua affermazione. Passando presso il tempio vide un cieco che sedeva vicino alla porta e chiedeva l'elemosina (Giov. 9, 1). Si fermò a guardarlo con compassione. Gli Apostoli interrogarono: «Chi peccò, egli o i suoi parenti, giacché nacque cieco? ». Gesù rispose : « No, ma devono manifestarsi le opere di Dio in lui ». E soggiunse : « Finché io sono in vita devo compiere le opere di Colui che mi ha mandato. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo ». Era la tesi da provare, ed era l'annunzio del miracolo. Si accostò al cieco e, fatto un po' di fango colla saliva, glielo stese sugli occhi dicendo : ¦ Va, lavati nella fontana di Siloe ». Andò, si lavò, e ci vedeva. Era giorno di sabato.
Il fatto era avvenuto in pieno giorno, in pubblico, su un uomo notissimo; era di tal natura da non ammettere spiegazione di suggestione o di arte medica. D fango è simbolo dei mezzi sensibili di grazia istituiti da Gesù nei Sacramenti. Immaginarsi le meraviglie della gente. — O non è costui che sedeva e mendicava? — SI. — No. — È uno che gli somiglia. — Ma il cieco diceva : Son io. — Gli chiedono : Come mai ti si son aperti gli occhi ? — Quell'uomo che bì chiama Gesù mi ha fatto così, ed ora vedo. — Dov'è colui? — Non so.
Il cieco fu condotto ai Farisei. Si voleva interrogare l'autorità religiosa perchè il fatto era avvenuto di sabato e cioè in giorno di festa. I Farisei radunati lo interrogarono, come avesse ucquistato la vista. « Gesù mi ha