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La Vigilia di Natale
ovvero 'La riconoscenza filiale'
Cristoforo Schmid
Ditta Antonio Vicenzi Bassano, pagine 96

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Antonietto pensava di poter arrivare facilmente prima di notte al villaggio, situato al di là della foresta, per entro la quale, malgrado la sua spessezza e tenebria, coraggiosamente si mise. Sperava inoltre di passare le feste di Natale nello stesso villaggio, avendo sentito dire che gli abitanti di quello erano ricchi ed ospitali.
   Aveva appena camminato un quarto d'ora che uscì senza accorgersi, dalla buona strada, e si trovò smarrito nel più fitto ed impraticabile di quella foresta. Ad ogni istante era costretto aprirsi una strada in mezzo ad una densa neve, arrischiando più volte di precipitare nei burroni nascosti sotto alla medesima. Intanto sopraggiunta la notte, si alzò un vento freddo; molte nubi copersero il cielo ed oscurarono le stelle, che poco prima si vedevano scintillare attraverso i nereggianti abeti. L'atmosfera fecesi vieppiù tenebrosa, e la neve ricominciò a cadere a grossi fiocchi. li p vero fanciullo non trovava più traccia d'alcun sentiero, e non sapeva dove rivolgersi. Spossato e sfinito da tante e sì lunghe giravolte, non aveva più forza di camminare ; si fermò quindi tutto tremante di freddo, e cominciò a piangere mestamente. Depose la valigia sulla neve, vi s'inginocchiò d'appresso, e dopo essersi levato il cappello, alzando le sue agghiacciate manine al cielo, e versando lagrime amare, incominciò a pregare così:
   — 0 buon Dio, che siete ne' cieli, deh! non mi lasciate morir di freddo in questo luogo