selvaggio, e nell'oscurità della notte! Voi l)8n sapete ch'io non ho più nè padre, nè madre, e che non mi resta altri che voi solo, che siete pure il padre di tutti i miseri orfanelli. Oh! non permettete ch'io muoia di freddo; abbiate pietà del vostro povero figliuolo! É pur questa la notte, in cui il vostro caro Unigenito è venuto al mondo: deh! esauditemi per amore di lui! Non mi abbandonate nell'ora in cui tutta la terra è in giubilo per la nascita del divino infante, non mi lasciatè perire in questa selva ! » Adagiò in seguito la stanca testolina sulla sua piccola valigia, e cominciò a singhiozzare.
Quand'ecco d'improvviso gli vengono all'orecchio dalla vicina altura certi suoni melodiosi, simili a quelli di un'arpa; poi un canto meraviglioso che fa risuonare le rupi circonvicine. Il buon fanciullo si immagina che sieno i concenti degli angeli ; si rizza in piedi, e colle mani giunte sta ascoltando. Il vento ha cessato di fischiare; gli è succeduta una calma profonda, egli ode allora distintamente le seguenti strofe:
0 tu, che calde lagrime Versi dal mesto ciglio, Vieni, chè il divin Figlio
A te le tergerà:
Chi in Dio ripon sua fede Di che temer non ha.
Egli i timori dissipa Del suo fedel Cristiano,