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di comperare quei quadri, e di usare ogni diligenza per farglieli avere in buono stato. Mi precisò ii prezzo ch'era disposto a spendere, c m'assegnò una somma di danaro. Tale commissione era per me sì onorevole che m'impegnai a ben eseguirla. Fui abbastanza fortunato per avere i quadri ad un prezzo molto minore di quello che il principe m'avea limitato, e poiché non mi restava più ; nulla in Italia a vedere di quanto meritava d'essere osservato da un pittore, mi risolsi di tornare alla patria, ed avendo saputo che un vascello stava por far vela a quella volta, mi v'imbarcai colla mia collezione.
« Sbarcai felicemente col mio prezioso tesoro, noleggiai una vettura pel trasporto dei quadri, e pel timore che non soggiacessero a qualche guasto, non li perdei di vista sino al giorno in cui sono arrivati, ed io con essi, alla residenza del principe. Appena messo piede a terra, mi recai alla Corte e feci fare l'ambasciata. Il principe erasi allora allora levato da tavola, e subito mi ricevette nel suo gabinetto, e al primo vedermi disse con molta bontà: — Oh! siate il ben tornato in Allema-gna ! Che mi portate di bello dall'Italia ? — i quadri, risposi, che per ordine di Vostr'altezza ho comperati. — E quanti ? mi richiese egli premurosamente. — Tutti, Altezza. — Come! tutti? ripetè trasportato dalla gioia. Oh questo mi è molto gradito! — E tosto diede ordine che si sballassero e si trasportassero in alto i quadri; io stesso misi mano all'opera;