CÒNSIDERÀZIONI
La legge di Gesù, la morale di Gesù, quale risulta dalle Sue parole, dalle Sue opere, dai Suo esempio, potrebbe in taluni generare il dubbio che soltanto una vita di preghiera, di perfetta penitenza, di completa rinuncia, sia la vera da seguire per meritare presso Dio la vita eterna. Ogni altra occupazione terrena, ogni altra cura rivolta alla vita materiale, sembrerebbe da condannare, e così 1' amore per la famiglia, per la Patria, e così le cure che dobbiamo al nostro corpo e al nostro spirito per renderli forti e resistenti, per arricchirli di nuovo energie, onde anche i sensi e la mente abbiano soddisfazione nel gustare il bello, nel ricercare il vero. Ebbene, così non è.
Le doti terreno del corpo e dello spirito : la salute, la forza, l'intelligenza, la volontà, sono beni ed attributi dell' uomo, ma mai dobbiamo dimenticare che essi sono doni di Dio, e che sarebbe un peccato contro la Sua sapienza e la Sua bontà, se questi doni di sprezzassimo e tenessimo inoperosi. Il nostro preciso dovere è di coltivarli e di usarli volgendoli al bene.
Pecca ed offende Dio colui che li usa male, ma del pari pecca ed offende Dio chi li disprezza e li trascura.
Ciò stabilito, dobbiamo dire che le parole e gli atti di Gesù hanno un doppio valore. Un valore storico e contingente, cioè riferentesi al tempo, ai luoghi, alle persone del Suo tempo, ed un valore morale ed eterno.
Egli doveva abbattere pregiudizi nefasti e costumi corrotti, quali praticavano i potenti della terra, i principi e i sacerdoti della Giudea in quel tempo, ed occorrevano, a scuotere le menti e a contrastare abitudini, parole semplici ma recise, che non ammettessero indugi ed equivoci. Si trattava di stabilire, e per 1' eternità, una nuova legge per tutti gli uomini, in assoluta opposizione con lo stato di cose presenti, e per ciò si doveva proclamare nettamente ingiusto e falso quanto si compieva in ordine alla morale civile, agli usi e alle pratiche religiose di quel tempo.
Occorreva che una voce potente avvertisse gli uomini dei loro errori, una regola assoluta che, con taglio netto, separasse il presente dall' avvenire ; una fede nuova che giungesse fino alle ultime conseguenze (e appunto il supremo