Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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gli aristotelici in Aristotile ... porterei in campo il fluor bianco, la ventosità dell' utero, il profluvio a-cquoso, la stranguria ... quali effetti di coito impuro.
Ma se anche vi confesso, che in Ippocrate non si trovino i veri caratteri di tal malattia, non ne viene di conseguenza, che la malattia non esistesse, giacché è certo, che egli non trattò di ogni singola malattia; ed è pur certo, che di alcune ne ha trattato in confuso ; e che non tutte le sue opere ci sono pervenute.
Quantunque non medico di professione, ma di famiglia medica, perchè figlio di medico, perchè filosofo, e specialmente fisico, Aristotile sembra avercene lasciato delle traccie non oscure. Egli parlando del seme dice : molta, ed inutile superfluità vi si mescola, sicché ad alcuni ne risulta una infermità, quando ia separazione in loro non va bene. Alcuni risanano, ed alcuni ne sono portati via, poiché quindi si consumano, come nel profluvio di orina. Sortono per un istesso canale tanto la superfluità, quanto il seme. Aggiungo inoltre, che la colliquazione, e la tabe è sempre morbosa : che la separazione della superfluità è sempre utile : che la separazione del seme partecipa dell' una e dell' altra, perchè contiene qualche porzione di alimento superfluo. Ma se fosse colliquazione, sarebbe sempre nociva, il che non è... In altro luogo parlando di quest'infermi medesimi dice : o non han punto 1' umore spermatico, o non 1' hanno prolifico, perché vi si mescola della superfluità inutile e morbosa (4o)>
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Aristotile Ippocrate Aristotile
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