Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
si avvicina al nostro argomento, quando dice, che l'ardore di orina, a lungo continuato, cagiona delle pustole alla vescica ed alla verga (68).
Giovanni da Concoreggio, milanese, al principio del secolo XV trattò delle ragadi, del prurito e del .dolore della matrice, come provenienti da postemi, da umori acuti, e da corrosioni (69).
Giovanni Arcolano, di quella stessa epoca, ripete l'ardor di orina da un principio irritante mescolato alla medesima: o da escoriazione, o da ulcera sia in vescica, sia nel meato del di lei collo, nel canale della verga. La causa poi tanto della escoriazione, quanto delle ulcere suaccennate, egli la ripone nello scoppio di un apostema, o di una pustola. Quindi per determinare, se l'ardore di orina provenga da escoriazione, o da ulcera in que' siti, basta, che vi sia lo sgocciolamento di sangue, o di marcia, o di tutti due, accompagnato da puntura e mordica-mento alla parte, avvertendo, che non abbia preceduto soluzion di continuità negli organi superiori (70).
Cornamira, Cancelliere di Mompellieri, rimarcò, che se vi ha una ulcera nella verga, vi è quasi sempre dolore, a cui pure si associa la marcia (71).
Marco Gatinaria, professor di Pavia, nella ultima metà del secolo XV nomina due specie di ardore di orina, una dipendente da materia colerica, o calda, e 1' altra da materia flemmatica, o fredda, dietro la opinione di Giovanni de' Gradi, il quale ne' suoi consulti riporta dei casi sopra ognuna di queste due spezie.
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