Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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Ippocrate trattando della natura e dei morbi muliebri, fa spessi cenni di ulcere livide e superficiali, di ulcere serpeggianti, di ulcere pruriginose, di ulcere con istranguria e graveolenza congiunta a dolore, e a caruncola ... negli organi di quel sesso. Negli epidemj poi parla di un tumore inguinale portato pel corso di sei anni, e accompagnato da flussioni, o reumi al cossendice, e alle articolazioni da queir infermo che abitava presso la fontana d' Eleace (82).
Se in queste ulcere, stranguria, caruncola, tumore cronico inguinale, flussioni cossendicali, ed articolari io vedessi ulcere, stranguria, porrificbi, bubboni e reumatismi venerei, non sarei privo dell'autorità di medici sommi, e specialmente del gran Vallesio (85).
Neppure vanno esenti da tal sospetto tante forme morbose accennate per incidenza da molti scrittori non medici dell' antichità. Tali sono peli' anguinaia indicata da Lucilio tra le malattie meritevoli della sua sferza (84): tali le verrucche, e le for-micolazioni ai pudendi, le ulcere tetre e sordide ai testicoli, i pani, ed altri tumori all' inguinaglia, per cui ordina specifici Plinio il naturalista . Più decidente mi sembra ancora 1' aneddoto riferito da Plinio secondo, di quella donna sua patriolta che si precipitò nel Lario insieme col proprio sposo perchè questo andava sfacellandosi a colpa di un morbo cronico nelle parti segrete (85). E la ritenzione di orina, che finalmente ridusse a morte Epicuro,
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