Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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maliziosi, finalmente a grande stento detersi e cicatrizzati, succedeva un novello sintoma : gli arti tutti, braccia, scapole, cubiti, omeri, sure, tibie, piedi, dita erano tribolati da punture fieramente lancinanti, recidenti, straccianti, come quelle de'pungoli delle seghe, e delle tanaglie arroventate, affettanti specialmente lā, dove la tibia non č coperta, che dal periostio: le membra pesanti a grado, che abbisognavano di sostegni, non essendo bastanti da se stesse nč a portarsi, nč molto meno ad erigersi ; anzi a taluno occorreva di farsi portare a spalle per trovarsi quasi paralitico. Nessun riposo, continua vociferazione, lagrime, gemiti pei dolori incessanti, massime nella notte ; quando le membra stanche sogliono ristorarsi colla dolcezza del sonno, quegli infelici sono vigili per la veemenza dei tormenti : coli' aurora appare loro un' ombra falsa di tranquillitā, mentre poscia talmente esacerbansi le pene, che chiamano molesto e nemico il di ; la idea poi della notte li fa raccapricciare. Le notti irrequiete non furono nč una, nč alquante, ma perfino di un intero mese, esperimentati inutilmente tutti gli aju-ti ; e ne restai sorpreso come consunti di forze abbiano potuto sopravvivere. Neppure la testa ne andō esente, perchč oltre agli acori giā accennati, le gomme, i calli simili alle grandi verruche, era tribolata da dolori violenti, singolarmente d' intorno
7 oalla regione occipitale, dolori che alla imbecillitā delle forze, e alle veglie aggiungevano talvolta la frenesia, la quale perō cedeva al primo stillare delle
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Nessun Neppure
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