Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
i5jdel corpo: le gambe, ed i piedi segnatamente si gonfiano all'eccesso, e in modo schifoso, tal che manca loro 1' attitudine ai movimenti. Già i peli vanno morendo universalmente nelle mani, gambe, e perfino nel pube : quelli del mento diventano più rari, la testa si spoglia della capigliatura, si rende calva, e i capelli, che vi restassero, imbiancano a-vanti tempo. La cute della'testa viene in seguito divisa da fenditure profonde, aspre, frequenti ; la faccia sollevasi in porri duri ed appuntiti, talora bianchi all' apice, e verdi alla base. Il polso è piccolo e lenìo, come se 1' arteria si movesse dentro di u-no stagno . Le vene temporali sono tese come le ranine, che appariscono inoltre nere e varicose: le materie fecciose sono biliose ; la lingua aspra per tubercoli simili agli orzajuoli, de' quali non è improbabile che tutto l'interno del corpo sia pieno, mentre nelle vittime cacochime le carni trovansi infarcite di tali durezze.
Che se il male fa un' eruzione forte dal di dentro, alcuni erpeti si sviluppano sull'estremità delle dita, e una impetigine sulle ginocchia, e allora si si grata con gusto: quelli investono anche il mento in figura circolare. Le guancie arrossiscono fatte già un po' tumide, gli occhi si oscurano, prendono una tinta bronzina, le sopracciglia si fanno protu-beranti, dense, dipelate, depresse per la contrazione dello spazio che le separa, tutto gremito di porri, e colorito livido, o negro. Il fronte de' soprac-pigli è aggrinzato da rughe cosi profonde, che le
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