Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      Il morbo gallico avea tanta somiglianza alla lebbra ne' suoi due primi decennj, cioè quando si osservava e 1' uno e l'altra, che il massimo numero degli scrittori d'allora giudicò il primo una sostituzione, o degenerazione della seconda. Cataneo vide due casi di lue venerea convertita in vera elefantiasi. De-Vigo pretende di averne veduto un terzo, ed assicura, che il morbo gallico ed il mal-morto sono una stessa cosa. Valleriola sostenta di avere osservato, che la lue venerea o larvata, o mal curata degenera in lebbra. Baillou finalmente eresse questa proposizione quasi in aforismo. Non per presunzione di aggiunger peso alla autorità de' sopraccitati maestri, ma solo a conferma del mio convincimento dirò di avere e veduto e medicato e guarito più e più sifilidi aventi i maggiori caratteri della lebbra. Lasciando da parte que' casi, che trattai negli ospedali, e specialmente nell' ospedale degl'Incurabili a Venezia, ne accennerò soltanto uno per essere di data recente, e notorio a tutto il pubblico di Vicenza. Questo ha consistito in una forma di lebbra crostosa, umida, accompagnata da sintomi locali, che ricorrevano, cioè bubboni inguinali, e medorrea. Tale malattia, dopo aver tribolato il paziente per lustri e lustri, deludendo le infinite medicature antipsoriche e correttive, suggerite dai più rinomati professori d'Italia, e fuori, cesse finalmente al metodico trattamento del Roob antisifilitico. Che più? Non abbiamo perfino un Messale Ro« mano stampato in Venezia del i52i colla Messa


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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