Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
i6gdella lebbra è tale e tanta, che si può e si deve confondere 1' una coll'altra : ma inoltre cercherò di provare, che nessuna di quelle forme morbose nè si può, nè si deve confondere con alcune altre credute più affini alla lue venerea, quali sono le scabbie, gli erpeti e le scrofole.
Questa linea, di demarcazione sarà fissata dai caratteri, che sono proprj ed inseparabili dalle prime, e che all'opposto sono estranei, anzi ordinariamente mancanti nelle seconde. Eccoli:
I. Il veleno sifilitico affetta il corpo mucoso degli organi genitali, della gola, del naso, delle parti pelose, e della periferia sotto diversi aspetti, e quindi cagiona bubboni, flussi, ardori, ulcere, ozene, afonìa, alopecia, ed esantemi varj.
Il veleno scabbioso all' opposto attacca primitivamente , ed esclusivamente il sistema dermoideo esteriore, e produce un esantema sempre uniforme : non si comunica col coito; non presenta nè ulcere, nè bubboni, nè flussi alle pudenda, come nemmeno afonia, nè ozenst.
L'erpetico di rado occupa tutta la superfìcie del corpo : ha quasi sempre la sua forma particolare ; non è contagioso coli' atto venereo; e se attacca i pudendi vi produce delle alterazioni, che non sono confondibili coi bubboni, ulcere e scoli venerei, come non lo sono le ulcere alla gola , al naso e ai luoghi pelosi.
L' affezione scrofolosa ( non potendosi ancora dire contagio scrofoloso ) anzi che il corpo mucoso,
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