Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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Ora passiamo alla lebbra, che deve riguardarsi la madre della gran famiglia delle malattie impure , e vedremo che essa subì ad un di presso gli stessi trattamenti curativi. Panfilo arricchì, adoperando un composto di arsenico, sandracca, rame bruciato, e cantaridi, la cui ricetta ci fu conservata da Galeno. Musa introdusse l'uso della carne viperina, imitato poscia da Galeno medesimo. Secondo Marcello Empirico, il medico Sorano si dedicò alla guarigione di duecento persone dell' Aquitania, ora Gujenna, attaccate dal lichene, amministrando loro le cantaridi trite, e ridotte in unguento mercè del sugo di uva aminea, e del sevo di capra o pecora, il che, giusta Plinio, sembra essere stato fatto d'ordine di Manlio Cornuto ( soprannome forse tratto dalla deformità del morbo ) in allora appunto legato della provincia d' Aquitania.
È noto, che i medici arabi Raze, Avicenna, Me-sue ec. adoperavano il mercurio esternamente contro le affezioni scabbiose e lebbrose, spesso fra loro confuse. Le relazioni tra gli Arabi, o Saracini dal decimo secolo in poi cogli Europei, tanto per le irruzioni de' primi sulle Spagne, e sulle due Sicilie , quanto per le crociate de' secondi sulla terra santa, fecero conoscere, come un maggior numero di morbi lebbrosi, così,in compenso anche il migliore loro rimedio, cioè gli unguenti mercuriali.
Trotula, Plateario, e Garioponto, ci fanno sapere, che le donnicciuole Salernitane adoperavano manteche con mercurio per guarire le deformazioni
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