Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene

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      della cute , le ulcere della bocca , e la lebbra . Anzi Trottila avverte, che chi si sarà unto con simile unguento dovrà tenere in bocca dell'acqua fredda, onde i suoi denti non restino offesi dall'argento vivo, che scorre da per . lutto. Arnaldo da Villanova ungeva gli affetti di malmorto, di scabbia, di lebbra collo zolfo e mercurio uniti . La stessa pratica seguirono Gordonio, Guidone da Cauliaco, Teodorico ec... Questo ultimo poi insegna con un detta-, glio sorprendente 1' amministrazione delle unzioni mercuriali, e ne rimarca palesemente la salivazione, che le susseguita.
      La pratica delle frizioni solforoso-mercuriali contro le affezioni lebbrose continuò fino alla comparsa del morbo gallico ; e siccome 1' apparenza della lebbra si riscontrava anche nel morbo gallico, cosi era ragionevole, che vi si applicasse la medesima medicatura. L' aneddoto riferito dal gran Fracastora. termina di togliere qualunque dubbio restasse in proposito. Un barbiere, die'egli, mio amico aveva un libercolo di antica data contenente certe ricette sperimentate; una di queste aveva per titolo: contro la rogna grassa accompagnata da dolori alle giunture. II barbiere alla primissima apparizione del morbo gallico, memore della sua ricetta, domandò ad alcuni medici se si potesse usarla contro quella infezione, che credeva di poter interpretare per rogna grassa. I medici avendo visto, che il medicamento era composto di zolfo, e di mercurio glielo proibirono acremente. O fortunato barbiere, se non


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Sulla storia de' mali venerei
Lettere
di Domenico Thiene
Missiaglia Editore
1823 pagine 303

   

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