Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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medici, ed il terrore de' popoli. La sua più grande e-splosione in Italia, ed i clamori universali degl' Italiani devono ritenersi per effetti delle circostanze particolari d'Italia nell'epoca del i494 » anzi della pretesa novità del male. Infatti il bel paeso sofferse allora infinite alterazioni atmosferiche, inondazioni strabocchevoli, epidemie distruggitrici, affollamento di nazioni straniere, Tedesche, Francesi, Spagnuole e Svizzere, patemi d' animo , carestie , depravazione de' costumi... Se a tutto questo s' aggiunga la licenza militare, il libertinaggio, e_F effeminatezza del Re, de' cortigiani, e della truppa francese (160) nell'afrodisiaco clima napoletano, non sorprenderà, che uii contagio endemico de' paesi caldi siasi ivi sviluppato con ferocia estraordinaria. Quel clima, i cui abitanti Osci per la loro famigerata libidine sembrano aver data la etimologia di o-scenità: quel clima, che nelle delizie di Capua snervò l'armata di Annibale: quel clima, che nelle voluttà di Baja, di Cuma, di Nola, di Sibari fece de' Romani tanti Asiatici ; che diede origine al turpe morbo campano, al lusso nolano, e alle dissolutezze sibaritiche : quel clima, perchè non dovea fomentare anche lo svolgimento del contagio vendicatore dell'incontinenza? A tanto flagello gl'Italiani, sempre sensibili per natura, si scossero a preferenza degli altri, e perchè più vicini e perchè in allora godevano il privilegio esclusivo della medica osservazione, con pace dell' universo ora coltissimo. Si, i primi trattatisti del morbo gallico sono
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