Sulla storia de' mali venerei di Domenico Thiene
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lo scriverne de' soli Italiani dovessero far nascere la idea della .novità del morbo, non reca meraviglia a chi ha studiato la cronologia de' mali, e segnatamente de'mali esantematici. L'esantema petecchiale non era per avventura cognito ad Ippocrate (161), che lo accenna nelle malattie di Fericide, di Sileno, e del figlio di Eufranore? Erodoto, medico anteriore a Galeno, in termini precisi riportati da Aezio (182) non tratta maestrevolmente e della petecchia , e della migliare ? Gli Arabi, e massime Razes, Avicenna, ed Ali-Abbas: gli Arabisti, e specialmente Italiani (i63) avanti, e al principio del secolo XVI, non mostrano una qualche conoscenza de' mali petecchiali e migliari ? Ad onta di ciò la prima apparizione della petecchia si fissa comunemente in Italia all' anno i5o5, e quella della migliare in Lipsia al ìGSa, Il vajuolo non esisteva in Europa fino dal sesto secolo dell'era cristiana almeno ? Mario vescovo di Avenches del 57o dice :,, In quest'anno un morbo fiero complicato al profluvio di ventre, e al vajuolo devastò crudelmente la Francia, e l'Italia". Eppure si continua a credere, che la prima introduzione del vajuolo in Europa, sia quella che fecero i Sara-cini nell' ottavo secolo, allorché invasero le Spagne.
Un simile errore dovea tanto più succedere inriguardo al morbo gallico, perchè desso subì de'
grandi cambiamenti e nei sintomi, e nella fisonomia,
la quale ultima dirige la diagnosi comunementede' medici, e de' nosologisti, sovente a grave danno
della scienza. Pure è di fatto, che questa lue dal i5
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